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  • Genere: Musica

Ragusa, 12 maggio 2021 — C’è una certa assonanza tra il barocco e la musica. In quel lontano 1955, lo scrittore, saggista e giornalista vicentino Guido Piovene (1907-1974), durante un suo viaggio in Sicilia, per descrivere il barocco non esitò a definirlo “solido nella struttura, ma tutto ricamato, direi trapunto”. È questa l’impressione che avvolge l’animo di chi ascolta le composizioni di Muqataea (Whales Records), recente album e capolavoro musicale di Francesca Guccione violinista, cantante e compositrice figlia degli iblei.

Un ritmo coinvolgente – ardente e chimerico, come il nostro barocco – senza un momento di freddezza che ti prende l’animo in un tuffo che ti porta in un mondo altro, lontano dal caos tumultuoso del presente, a percorrere – in un immaginario onirico – il dedalo di viuzze silenziose e piene di occhi antichi e case ingiallite, muri scrostati muschiati da vecchio presepe dei quartieri iblei come Modica, Scicli, Ibla con le loro basole luccicanti di luna piena. Genere modern classical, il disco rapisce in un viaggio interiore, “legato al mondo dell’immaginazione” e “onirico” come afferma l’artista in una recente intervista rilasciata al giornalista Leonardo Lodato (“La Sicilia”, 11.05.2021, p.20).

 

Come nasce “Muqataea”?

Muqataea nasce in aprile dello scorso anno, durante il lockdown, quando il mio maestro Marco Biscarini, del dipartimento di Musica da Film del Conservatorio F. Venezze di Rovigo, mi propose come argomento di Tesi per il mio biennio specialistico, proprio la realizzazione di un disco legato alla musica neoclassica e dalle caratteristiche cinematografiche. Da quel momento, ho affrontato tutte le fasi di realizzazione, compresa una campagna di crowdfunding per sostenere le spese di produzione, fino a forgiare l’idea di Muqataea.

 

Dal punto di vista musicale, oltre alla struttura minimalista del pianoforte e degli archi, il sottofondo elettronico è costituito da vari synth e vari campioni audio rielaborati da cui sembra riecheggiare un antico idioma o suoni dialettali del territorio ibleo. Cosa ti ha stimolato?

Dal punto di vista musicale, come hai appena detto, abbraccio la corrente del minimalismo anche se non nella maniera più classica del termine. Muqataea per me rappresenta un omaggio alla mia casa e alla mia terra d’origine, quindi quale miglior elemento se non il dialetto può rappresentare al meglio la casa sonora di ciascuno? Ho quindi attinto dal bellissimo sito www.memorieoralidegliiblei.it, realizzato da Marcella Burderi, tutto il materiale sonoro di cui avevo bisogno che ho successivamente elaborato e sottoposto a diverse fasi di editing e di sintesi. E’ stato un lavoro molto appassionante e, debbo dire, divertente.

 

Nel corso della lavorazione sono avvenuti fatti curiosi?

Per la realizzazione dell'album mi sono affidata alla direzione artistica di Giovanni Sollima che durante le nostre riunioni su Zoom mi raccontava aneddoti strabilianti, come le sue collaborazioni con la cantante Bjork o il regista Peter Greenaway. Proprio prima dell'uscita del disco ho avuto il piacere di ascoltare una mia traccia sulla famosa radio di Seattle KEXP, radio su cui ho ascoltato tanti concerti live di alcuni dei miei compositori preferiti. Confesso che è stato strano sentire il mio nome pronunciato in quella radio. Poi, comunque, lavorando con colleghi che sono anche amici ovviamente ci siamo divertiti tanto durante tutte le fasi. Essendomi affidata ad un'etichetta discografica estera sto conoscendo molti musicisti e compositori di tutto il mondo e questa cosa mi piace molto.

 

Il tuo è un “dialogo” musicale tra suono e immagine. Cosa ti ha ispirato?

Non potendo viaggiare nei mesi dedicati alla composizione di Muqataea a causa della pandemia, ripercorrere con la mente angoli della mia città come stradine, edifici o piazzette nascoste, mi ha permesso di trovare una grande ispirazione. Quindi per scrivere le musiche di Muqataea mi sono lasciata trasportare dalla bellezza di Modica, dalla sua geometria e dai colori del territorio ibleo.

 

Cosa significa Muqataea

Ho pensato tanto prima di dare un nome al disco perché ogni traccia rappresenta il capitolo di un racconto. Muqataea prende in prestito, anche se non nella maniera più fedele, un termine arabo che possiamo tradurre con il termine "contea". Ovviamente, è un chiaro riferimento alla mia città. Ho modificato un pochino il termine perché foneticamente mi piaceva e mi suonava bene. Una volta pronunciato il termine "Muqataea" mi è sembrato talmente familiare all'orecchio che, alla fine, ho deciso di utilizzarlo per definire proprio questo racconto.

 

Prossimo progetto musicale?

Ho già iniziato a lavorare al prossimo disco legato allo stesso genere musicale e che manterrà molto probabilmente alcune caratteristiche, come l'utilizzo di strumenti reali e di parti legate alla musica elettronica; sto portando avanti alcuni progetti musicali che mi vedranno impegnata insieme ai colleghi che hanno collaborato con me alla realizzazione di Muqataea. Ci tengo a ringraziare tutte le persone che hanno permesso questo traguardo: Giovanni Sollima, Marco Biscarini, Giorgio Bertinelli, Antonio Ministeri, Lele Gambera, Salvo Dipasquale, la Tarma, i musicisti bravissimi e Vincenzo Cavalli. Senza dimenticare, ovviamente, il Comune di Modica che ha concesso il suo patrocinio.

 

In attesa del prossimo progetto musicale, raccomandiamo ai nostri lettori di ascoltare “Muqataea” un disco fuori dai canoni attuali ma allo stesso tempo moderno, dove si distinguono composizioni come “Esse Majara”, “che è forse una delle tracce più particolari e sperimentali del disco” come ci rivela Francesca Guccione. Tra gli altri, da apprezzare “On Liquid Stones” e la conclusiva “Postcard From Muqataea”. Un progetto che trova negli artisti che hanno affiancato Francesca Guccione, vere e proprie perle capaci di arricchire ancor più questo raffinato lavoro di “oreficeria musicale”, dai già citati Giovanni Sollima e Marco Biscarini, ad Antonio Ministeri, e ancora Giorgio Bertinelli e Gabriele Gambera, Marta Ascari “La Tarma”, Vincenzo Di Silvestro, Francesco Angelico, Giulia Strano e Salvatore Assenza. 

Giuseppe Nativo 

 

Bandcamp: https://francescaguccione.bandcamp.com

 

Francesca Guccione è nata a Modica nella seconda metà degli anni ‘80. Consegue il Diploma di I Livello in Violino presso il Conservatorio A. Scarlatti di Palermo e, parallelamente agli studi di musica classica, si dedica anche ad altri generi musicali studiandone stili e caratteristiche. Si esibisce con diverse formazioni su svariati palchi italiani e internazionali. Tale bagaglio di esperienze risulta preziosissimo per l’altra sua grande passione che è il dialogo tra il suono e l’immagine. In relazione a ciò, nel 2019 consegue il Master di I livello in Musica Applicata alle Immagini presso il Conservatorio L. Boccherini di Lucca. Tale percorso di studi la porta a collaborare con il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e di Palermo dove mette in musica alcuni cortometraggi e documentari vincitori di non pochi premi e riconoscimenti.

Conseguentemente si iscrive al Corso di II livello in Composizione per la Musica Applicata alle Immagini del Conservatorio F. Venezze di Rovigo; qui, sotto la guida dei Maestri Marco Biscarini e Daniele Furlati, consegue il Diploma con la votazione finale di 110/110 e lode più una menzione speciale da parte della commissione per l’originalità e la qualità del lavoro svolto. L’argomento di Tesi, avente per tema principe “Autoproduzione di un progetto discografico; dalla progettazione al crowdfunding, fino alla sua realizzazione”, vede la partecipazione del Maestro Giovanni Sollima in qualità di Correlatore e Direttore Artistico del progetto. Questo lavoro le permette anche di pubblicare il suo primo lavoro discografico di genere modern classical, Muqataea, sotto l'etichetta francese Whales Records fondata dal compositore Julien Marchal.

Ha composto e sonorizzato dal vivo alcuni film muti durante il 45° Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano per la rassegna “Caos e Creazione, spettacoli dal vivo tra Scienza, arte e utopie” e per la rassegna “Kinemasonoro”, da lei organizzata, cimentandosi non solo in commenti musicali più tradizionali, ma anche in quelli più contemporanei e sperimentali, riscuotendo la curiosità del pubblico e avvicinando persone di tutte le età.

 

  

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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