Stop violenza sulle donne: disegno di Karol Pollicino

Editoriali
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Nel 1968 nasceva il movimento femminista. Un movimento ancora vibrante o un processo fallito?

 

Siracusa, 28 febbraio 2022 — Il femminismo, come tutti i movimentismi, sono destinati ad essere declassati a processi fallimentari che hanno avuto un inizio burrascoso e progressivamente sono andati ad essere ricordati come processi di liberazione da concetti precostituiti, dettati dalla supponenza e dallo strapotere.

Una sfida, quella del movimento femminista, che è nata e che ha avuto il suo exploit, con la rivoluzione del 1968 per rivendicare, affermare e riconoscere il ruolo della donna nella società. Nasceva una consapevolezza diffusa di un trattamento diverso, di sperequazione nei confronti delle donne e, nonostante ciò, una lotta continua fatta di successi, ma anche di tanti fallimenti. Molti hanno protestato per moda, altri per ribellione contro un sistema, altri perché sostenuti da una credenza viscerale che portava ad una esaltazione globale della femmina, diffusa perlopiù nel mondo occidentale. Le donne nella storia hanno sempre pianto e sopportato in silenzio le angherie di una società fatta di uomini, spesso rimproverate e condannate dalle stesse madri e sorelle assoggettate e inglobate da pregiudizi atavici. Del resto, gli antichi ritenevano la donna l’antitesi dell’uomo e quindi incoerente e instabile.

 

Storie come quella di Artemisia Gentileschi, ad esempio, pittrice italiana di ispirazione caravaggesca e nobildonna vissuta intorno al 1600, ce ne sono a non finire. La Gentileschi, fu vittima di violenza sessuale, ma visto i tempi storici, non fu creduta e quindi messa alla berlina e umiliata da tutti. Storie passate che ricordano tragedie attuali. Stupri, violenze, prevaricazione e coartazioni ahimè, hanno purtroppo lo stesso identico epilogo.

Per dirla tutta, l’uomo in generale, ben conosce il valore di ogni donna, è ben cosciente come questo essere apparentemente indifeso, che suscita protezione, sa ben affrontare difficoltà. La sua capacità di resilienza gli è ben nota e malgrado questo, viene considerata un essere che fa fatica a fronteggiare avversità e imperizie e per questo viene preclusa da tanti ruoli e incarichi, dai vertici di una scala fatta sempre da uomini che vietano o meglio, fanno di tutto affinché la donna non abbia quelle funzioni che le spettano per merito e competenza.

La donna deve faticare il doppio rispetto al suo antagonista, deve far valere il triplo le sue capacità. È una lotta impari. Lo dimostrano il fatto che molte comode poltrone sono ancora occupate da uomini che non lasciano spazio alle loro colleghe. E che dire delle quote rosa? Un oltraggio all’intelligenza femminile.

Di quel lontano movimento sessantottista che ha visto le donne scendere in piazza, sbandierando libertà, oggi cosa ne è rimasto? A distanza di tanti anni, tanto ancora si deve fare. Di sicuro c’è una consapevolezza di sovranità maschilista che deve essere abbattuta, stereotipi che devono essere annientati, limiti che devono essere sconfitti, leggi che devono essere modificate.  Troppe ancora le donne ammazzate per mano del proprio uomo. Una mattanza. Un filo di sangue che può essere spezzato solo da leggi severe che devono tutelare e proteggere la donna anche dal punto di vista economico e che condannino severamente chi si macchia di femminicidio.

Il movimento femminista no, non è stato un fallimento, né una sconfitta, ma ha aperto la strada ancora tutta da scrivere in un libro che ha avuto un inizio e che la fine sembra ancora molto lontana. Alla donna non resta ancora che lottare, farsi spazio e ancora difendersi in un mondo al maschile.

 

Gabriella Fortuna

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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