Editoriali
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I giovani sempre più arrabbiati e la dispersione scolastica sempre più alta.

Perché i giovani sono sempre più restii ad osservare le regole? Perché vedono le norme da rispettare come una sfida da abbattere e la scuola, quali responsabilità ha assunto in questi anni dove l’apparire è diventato più importante dell’essere?

 

Viviamo tempi contraddittori e la scuola da sola, non può colmare il vuoto esistenziale dei giovani, nonostante si prodiga con progetti atti a coinvolgere i ragazzi e le ragazze  in orari extracurricolari.

Di fatto oggi i contenuti dei programmi scolastici non sembrano avere interesse e se i ragazzi non studiano e non si appassionano alle lezioni e rendono un inferno la classe, disturbando l’operato degli insegnanti e se la famiglia continua a delegare ogni responsabilità alla scuola, alt. Un dato è certo. Diversi giovani a scuola mostrano un disinteresse generale, anzi hanno dentro una rabbia che esplode molto spesso in scene raccapriccianti e la famiglia, dal canto suo, non riesce ad imporre alcuna autorità. E con l’assenza di quei no che fanno crescere e con una società sempre più liquida, ecco che i giovani perdono ogni punto di riferimento e, alla fine, fanno quello che vogliono senza freni inibitori.

I giovani studiano poco e alta è la dispersione scolastica, specie al sud d’Italia. Le cause più diffuse derivano in genere, dall’ambiente di appartenenza, un ambiente dove si ritiene inutile il tempo impiegato a scuola, scuola che non risponde quindi alle esigenze di vita di questi giovani.

Non a caso i sondaggi hanno registrato, nelle prove standardizzate, un punteggio molto basso rispetto ai coetanei europei. Del resto, se i giovani credono che Paolo e Francesca siano due disgraziati che si sono fatti sgamare, siamo proprio arrivati alla frutta.

C’è un impoverimento culturale diffuso, non c’è la motivazione ad approfondire il proprio sapere che rimane anoressico e frammentario. Ai ragazzi interessa solo misurarsi con il “numero dei followers” che hanno sui social. E se i giovani non sono affamati di conoscenza e la scuola non rende appetibili le sue attività, a questo punto, dovrebbe rivedere i suoi programmi, ammodernare i contenuti e dare più spazio anche ai fatti contemporanei. Poi se si vuole parlare di insegnanti più motivati e alleggeriti da incombenze burocratiche, allora si aprirà un altro copioso capitolo.

In questo scenario, quali soluzioni si paventano per la scuola, se non partire da un sostanziale rinnovamento e recuperare così la sua antica autorità persa in questi anni di politiche scellerate.

La scuola deve darsi una forza dalla quale ripartire e trovare una strada percorribile da tutti e per tutti, nessuno escluso, al fine di un rinnovamento sostanziale per dare una risposta a quei giovani che preferiscono la strada al banco. La scuola non può più stare a guardare, per non cadere in una conformità di costumi e un parallelismo di pensiero.

Gabriella Fortuna

 

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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