Spettacolo
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  • Genere: Rappresentazioni classiche

Medea, tra mito e tragedia, domina uno scenario sempre attuale tra dissidi e conflitti

 

La bellezza di una città non muore mai perché la sua classicità si rinnova ogni anno e si ripete con un appuntamento che richiama a una dimensione quasi surreale, ricollocabile a una conoscenza forse di nicchia o forse no e per questo il Manzoni rifiutò il classicismo, ritenendolo troppo lontano dal popolo.

Fatto sta che nel teatro di pietra più famoso e antico al mondo ogni anno, a partire dal mese di maggio, ritornano le rappresentazioni classiche e per questa cinquantottesima stagione ad aprire la scena, saranno Prometeo Incatenato di Eschilo, Medea di Euripide, La pace di Aristofane e Ulisse, l’ultima Odissea di Omero. Quattro grandi opere, quattro grandi spettacoli che meritano l’attenzione dello spettatore più esigente e che portano la città archimedea al centro della cultura mondiale.

Ma in scena ci sarà una sola donna, Medea, unica figura femminile che sconvolge il pubblico con la sua natura spesso contraddittoria e sicuramente discutibile, non per questo giustificabile. Una personalità controversa che ritrova parallelismi e corrispondenze con la società attuale, con tutti i conflitti che ne possano derivare. Da una prima lettura il comportamento di Medea è estremamente condannabile perché nessuna condotta può giustificare l’atto di infanticidio di cui si macchia e non è neanche tollerabile, almeno eticamente, la sua sete di vendetta ed ancora opinabile la sua totale abbandono verso un uomo che poi l’ha tradita, rifiutata, esclusa.

La controversa figura di Medea si pone al centro dell’inquietudine femminile, assolutamente in linea con i tempi attuali, sempre vittima di un mondo di uomini in una società dove è sempre la donna ad essere giudicata per i suoi costumi. La rabbia di Medea è legittima, è comprensibile pure la sua sete di rivalsa e vendetta, ma non si possono accettare atti estremi. Seneca stesso dipinge Medea come un personaggio fosco e diabolico, a differenza di Euripide che la descrive come donna disperata e vittima nel suo dolore, in conflitto eterno tra essere donna ed essere madre. E purtroppo Medea decide di non essere madre.

Totalmente ribaltata è la Medea di Christa Wolf, autrice tedesca, la quale cambia completamente il finale di Euripide e descrive una Medea che vaga disperata per la morte dei suoi figli uccisi per mano violenta. Un risvolto che vede una Medea sicuramente più umana, più vicina agli standard del dramma.

Descrizioni diametralmente opposte. Potere, morte, vendetta, tradimento sono tutti temi che si riscontrano nelle tragedie e che muovono le fila di personaggi talvolta senza pietà e con un unico obiettivo, quello del comando. Medea non ha vinto. Ancora una donna, passionale e vendicativa, razionale ed egoista, sola e sconfitta nel suo  dramma, artefice di una tragedia che la escluderà da quella pace tanto ricercata, sebbene il suo mito canta in eterno e rivive tra gli applausi e i commenti di chi sa interpretare la grandiosità  della sua unicità.

 

Gabriella Fortuna

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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