Siracusa, 8 novembre 2021 — «Giovedì, 28 luglio tutti al bosco del Petrasco per tre giorni di rave party. Musica e divertimento assicurati». Un semplice messaggio, breve e conciso, ma che immediatamente sul web, diventa virale...
Inizia così lo sballo per tanti giovani in delirio che rispondono a migliaia al raduno più esplosivo dell’anno, consapevoli di passare momenti alienanti. Un’opportunità di assoluta entropia a cui non possono mancare. Protagonisti, oltre i giovani sconnessi con il mondo, fiumi di alcool e droga per tenersi un po’ su e tekno music a palla che stordisce dopo un’ora, figuriamoci per giorni interi. Che vuoto cosmico in questi ragazzi! Cosa pensano di trovare in questi barbari raduni dove si sballano e dove il nulla padroneggia.
Alle radici c’è una crisi esistenziale, un vuoto affettivo che parte dai presídi educativi fondamentali quali in primis la famiglia, la scuola, i centri giovanili, la parrocchia. Tutte agenzie preposte a fornire valori e principi come modelli validi e condivisi, ma che evidentemente non hanno saputo fornire quelle sicurezze che i giovani cercano. Forse non hanno ricevuto sufficiente cura e amore, oppure ne hanno ricevuto troppo, fatto sta che tanti non sanno trovare più un senso di vita per cui lottare, non hanno obiettivi da perseguire, non hanno affetti da difendere.
Cosa rimane allora. Quali aspettative, quali attese per questi ragazzi “sconnessi dalla realtà“che hanno perso la rotta, che violentano la propria persona alla ricerca di qualcosa che non troveranno mai. Un disagio che si ripercuoterà per sempre nella loro vita, inconsapevoli che indietro è impossibile tornare. È questa la società che si paventa nel nostro mondo globalizzato? Se è così, è chiaro il fallimento di tutta una società sempre più individualista.
L’alternativa c’è. Un welfare sociale più garantista verso questa fascia d’età considerata a rischio. Anche l’istituzione scolastica deve fornire e incentivare nuovi stimoli per aiutare nella crescita e favorire una formazione olistica, perché è anche a scuola che si fondano le strutture della costruzione dell’io, in vista di un pensiero critico e divergente e bloccare quei comportamenti devianti che potrebbero poi sfociare in uno status pericoloso per sé e per gli altri.
La scuola deve sempre guardare oltre, non fermarsi al raggiungimento di un titolo, ma fornire concretezze. La sfera giovanile – è vero –, è tutto un mondo a sé, un mondo da scoprire, a volte invalicabile.
Ogni ragazzo ha una storia alle spalle e spetta ad una comunità civile proteggere e dare loro scelte alternative e obiettivi per cui valga la pena lottare per non arrendersi mai.
Gabriella Fortuna