Economia e Lavoro
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Ragusa, 19 aprile 2016 – Attivare nuovamente tutte le procedure necessarie per rilanciare la piena operatività del Distretto Agroalimentare del Sud Est: lo ha chiesto oggi a Ragusa a gran voce il presidente nazionale di Confagricoltura, Mario Guidi intervenendo al convegno promosso dal livello provinciale dell’organizzazione di categoria che al Teatro Donnafugata di Ragusa Ibla ha avviato un confronto sul tema “Dal lavoro vero al Distretto Agroalimentare del Sud Est”. 

Nato per aggregare le risorse positive nel settore dell’agricoltura e dell’agroalimentare del Sud Est siciliano, il distretto è stato dapprima riconosciuto dalla Regione ma si è poi bloccato nella sua attività a causa di vari intoppi burocratici. E anche i fondi inizialmente a disposizione non sono stati poi investiti opportunamente per creare nuove opportunità. 

Questo avviene in un momento di profonda crisi che però, dati alla mano, ha visto continuare l’incremento dei posti di lavoro nel comparto. Aprendo i lavori lo ha sottolineato il presidente nazionale della sezione orticola di Confagricoltura, Sandro Gambuzza, con riferimento ai dati relativi alla provincia di Ragusa, la più agricola della Sicilia, forniti da Inps e dall’Ente Bilaterale. Dati in controtendenza. Basti pensare che sono 28 mila i braccianti agricoli occupati nelle 10 mila aziende presenti nel territorio ibleo. 

Hanno complessivamente effettuato 3 milioni di giornate lavorative. Questo vuol dire che il settore, nonostante la crisi, ha continuato a garantire lavoro. “Da questi dati - ha sottolineato Gambuzza - bisogna ripartire per rilanciare il Distretto Agroalimentare del Sud Est. È il momento di non lasciarsi andare al pessimismo della ragione quanto piuttosto lasciarsi guidare dall’ottimismo della volontà”. 

Gambuzza ha poi dato la parola al neo presidente provinciale di Confagricoltua Antonio Pirrè secondo cui “il Distretto non può prescindere da una serie di iniziative che coinvolgano le aziende agricole e tutti gli enti che possono avere una certa influenza in questo settore. I settori trainanti, nonostante i numeri confortanti, non sono usciti indenni dalla crisi per tutta una serie di motivi concomitanti come il clima e i nuovi competitor. 

Le nostre aziende sono di varie dimensioni e organizzate in maniera diversa. Le piccole aziende hanno difficoltà enormi, mentre quelle medio grandi riescono a sopravvivere, l’ideale sarebbe quello di creare un’aggregazione fra piccole e grandi aziende che possano aiutarsi a vicenda ad affrontare le sfide dei nuovi mercati”. 

Una rete che, secondo Carmelo Arezzo segretario della Camera di Commercio di Ragusa, è ancora possibile proprio tramite il progetto del Distretto, nato circa 10 anni fa, con il coinvolgimento di 550 imprese lungo il lembo di Sicilia che va da Licata a Siracusa. Nel 2012 ha avuto una fase di stasi. Oggi può avere ancora un ruolo, per cui occorre farlo ripartire nonostante il ridimensionamento delle imprese da 550 a 106. Sono in ogni caso rimaste imprese che hanno fortemente creduto nel progetto e che hanno all’attivo circa 2000 addetti. Durante il convegno non è mancato il momento di confronto. Se Massimo Franco, vicepresidente di Federsicilia, ha puntato l’attenzione sui salari, Mariano Ferro, leader dei Forconi, ha animato il dibattito sottolineando le gravi difficoltà che attraversano le aziende siciliane anche a seguito degli accordi euromediterranei. 

Poche risposte dalle istituzioni anche a causa dell’impossibilità dell’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici, ad intervenire in sala sebbene fosse stata annunciata la sua presenza. 

Ha concluso il presidente nazionale di Confagricoltura, Mario Guidi che ha rimarcato i problemi dell’agricoltura e auspicato un’attenzione assolutamente differente ed incisiva da parte delle istituzioni. “Manca ancora oggi una strategia di politica agricola nazionale – ha denunciato Guidi - Ci siamo lasciati raccontare in un modo sbagliato. Ci siamo fatti prendere in giro sul fatto che dovevamo puntare sulla qualità, sulla produzione di nicchia, ma non si è curata la capacità logistica. E se non riusciamo a portare fuori i nostri prodotti e a valorizzarli opportunamente, serve probabilmente a poco essere migliori. Dobbiamo costruire una progettualità. Parlare di Distretto vuol dire guardare e progettare il futuro. È necessario mettersi insieme con delle regole certe. Quindi l’obiettivo è quello di essere competitivi in un mercato internazionale puntando su un lavoro etico, di qualità, nel rispetto dei modelli contrattuali. 

La Sicilia ha grande potenzialità. Qui ci sono imprenditori eccezionali che io definisco eroi perché si muovono in un contesto molto difficile. Siamo ancora in attesa dei piani di sviluppo rurali con risorse che la Comunità Europea assegna alle imprese per potere essere competitive, per poter fare investimenti. Due anni di ritardo mi sembrano davvero troppi per un Paese come l’Italia che vuole essere tra i primi in Europa. Gli altri riescono a stare al passo mentre noi annaspiamo. 

Occorre invertire la rotta e smettere di incensarci. Abbiamo tante capacità come sistema Italia ed allora mettiamole in pratica”. Il dibattito è stato moderato dalla giornalista Rai, Ilenia Petracalvina e ha visto il presidente provinciale Pirrè, insieme al direttore provinciale Giovanni Scucces, consegnare un riconoscimento ai presidenti che si sono succeduti dal 1955 ad oggi: Giuseppe Palmeri, Filippo Scrofani, Giovanni Arezzo, Francesco Mangione, Francesco Arone di Valentino, Sandro Gambuzza.

 

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