Cultura
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«Molto spesso – scrive Paolo Nifosì – si è parlato delle relazioni tra l’infinito nella pittura di Guccione e l’Infinito nella poesia di Leopardi. Anche se lui, in un’intervista, ha già chiarito che non c’è stato nelle sue intenzioni e nei suoi pensieri l’infinito leopardiano. Se è possibile un legame e un rimando penso sia quello col Cantico delle creature di San Francesco. Per quanto laico, Guccione ha cantato come San Francesco tutte le creature, la luce del giorno e della notte, la luna, le stelle, l’acqua, la terra» (www.famigliacristiana.it, 25.06.2015)

 

Scicli, 26 settembre 2019 – Per oltre quarant'anni Piero Guccione (1935-2018) ogni mattina ha guardato il mare della sua Sicilia e ogni giorno l'ha dipinto, assaporandone i colori. Le sue distese marine hanno rappresentato un luogo di suggestioni e di ispirazione, dove il blu del Mediterraneo assume mille sfumature.

Lo immaginiamo sempre nella sua amata casa-studio di Quartarella, nella campagna modicana, seduto su una sedia che potrebbe essere una delle innumerevoli tele sparse nel suo studio, mentre avvolge il tabacco in una cartina. «Fumo soprattutto quando lavoro», confessa in un’intervista pubblicata il 28 dicembre 2010 sul quotidiano La Sicilia. Gli occhiali sulla fronte e le mani che spaziano lentamente, senza fretta, rompono l’aria immobile del pomeriggio. In quella intervista Piero Guccione, tra pennelli e colori, parla di sé, della sua vita e del suo lavoro.

A partire dagli anni Settanta i ritorni in Sicilia presero a farsi sempre più frequenti, sino al definitivo rientro nella sua Scicli (intorno alla sua figura e a quella di Franco Sarnari si era spontaneamente costituito un sodalizio di artisti che aveva preso il nome di “Gruppo di Scicli” – lui non amava troppo, invece, la dizione “scuola di Guccione”, che riteneva impropria) dove, dalla spiaggia di Sampieri ai carrubi degli Iblei, Guccione reinventa un’idea del paesaggio siciliano, un paesaggio che accarezza l’anima, avvolto da ombre lunghe e dolcissime, punteggiato da alberi e pietre come altrettante sentinelle della solitudine.

«A Scicli – ha risposto Renato Guttuso, in un’intervista del 1982 – c'è una piccola scuola di pittori di cui l'Italia non sa nulla, di cui le biennali non sanno niente, non vogliono sapere e non gliene importa niente di saperlo». Oggi il Gruppo di Scicli ricorda Guccione, l'indimenticabile Piero, che dal 6 ottobre scorso non è più tra i suoi amatissimi pittori. Ci sono le sue opere e il ricordo indelebile di un intellettuale mite e lungimirante.

Il nostro Piero che dal suo “altrove” dipinge il grande Architetto del mare.

 

Giuseppe Nativo

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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