Cultura
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  • Argomento: Pittura

Ragusa, 12 marzo 2021 — Sei anni or sono, il film “The Danish Girl” è stato proiettato nei cinema di tutto il mondo facendo conoscere per la prima volta la storia di Lili Elbe, uno dei primi destinatari di un intervento di riassegnazione sessuale (anni ’30 del secolo scorso). La vera storia, però, è più complessa, dai tratti a volte molto toccanti che coinvolgono l’intima essenza dell’essere.

Qualche mese fa è stato proiettato in Tv il film con l’interpretazione sublime dell’attore Eddie Redmayne (candidato, nel 2016, per il miglior attore protagonista) per la regia Tom Hooper che ha saputo dare un’appassionante narrazione filmica dai risvolti talora drammatici e molto significativi.

Un itinerario pieno di ostacoli per dire che tutti i sogni hanno un costo e che la felicità degli uni non va sempre a braccetto con quella degli altri. Un’identità cercata con tutta l’anima. Una dimensione intima che si sprigiona come una sorta di big bang. Esiste un ritratto di Lili Elbe (Parigi, 1926) che ispira tenerezza con i suoi occhi che tradiscono, forse, la sua sofferenza e il suo sforzo di sentirsi donna oltre le apparenze esteriori, che sin dalla nascita, lo classificavano soggetto di sesso maschile.

Uno sguardo tenero e, al contempo, ribelle. Uno sguardo che nasconde e che dice tutto. Uno sguardo che ha colpito l’animo pittorico della modicana Margaret Carpenzano che, dopo aver visto più volte il film, ha voluto trasferire le sue sensazioni su tela, creando “Il mio big bang” (tecnica mista su tela, marzo 2021).

«Ho voluto dipingere questa tela – spiega Margaret Carpenzano – perché sono rimasta colpita dalla vita del pittore danese Einar Wegener che nel corso della sua vita diventerà Lili Elbe». Così, una sera tardi di diverse settimane fa, dopo aver messo a letto la sua famigliola, inizia a dipingere con accanto una tavolozza cromatica ricca e accesa. E così ancora per diverse sere.

 

Le chiediamo: Perché ha voluto intitolare la tela “Il mio big bang”?

«Il big bang – ci dice – è inteso come simbolo di esplosione. Ognuno di noi dovrebbe avere il coraggio di rinascere come veramente è e non come gli altri vorrebbero che fosse. E’ un percorso che si può ottenere facendo una ricerca interiore che ci porta tanta confusione e contrasto, una sorta di guerra interna. Sin da piccoli ci impongono delle regole che, talora, possono rivelarsi come catene per il nostro essere. Dobbiamo imparare a spezzarle, a liberarci dei nostri preconcetti, solo così potremmo essere liberi».

Sulla tela Margaret ha voluto riprendere il volto di Lili, gli occhi, la sua particolare sensibilità.

«Mia figlia ed una mia amica – confessa l’artista – dicono che mi somigli molto. Non era mia intenzione ma, forse inconsciamente, presa dal tema della libertà dell’anima la mia mano si è lasciata andare».

Nella sua recente produzione, che va da qualche anno a questa parte, Margaret ama dipingere un volto con a lato o nello spazio circostante una sorta di scarabocchio, un groviglio di colori come una specie di ribellione perché “sento di dovere per forza pasticciare e mischiare i colori”, come confessa con molta ironia. Dunque, un’esplosione cromatica che esprime anche una deflagrazione di emozioni. Come l’intreccio delle strade dell’anima che gridano nella prigione delle regole, dei confini, delle costrizioni, ma non possono e non riescono a rimanere lì recluse, così le sensazioni provate da Margaret cercano di liberarsi con i colori intensi dell’anima e del cuore. Ma, per fortuna, nel groviglio di emozioni contrastanti, che sgorgano come sinapsi ramificate, ci può salvare il cerchio bianco: la via d’uscita. 

Giuseppe Nativo

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry