- Autore: Maria Concetta Distefano
- Editore: Edizioni Hogwords
- Titolo: Telefona, qualche volta
"Telefona, qualche volta": il nuovo romanzo autobiografico di Maria Concetta Distefano. Una telefonata può mettere in gioco certezze ed incertezze di una vita?
Ci vuole tanta abilità a scrivere con retrospezione una storia vivendo un presente che può fare paura. Eppure come in un film in cui il flashback aiuta lo spettatore a capire eventi collocati al presente, cosí il romanzo "Telefona, qualche volta..." di Maria Concetta Distefano fa da timone ad una memoria che naviga tra gioie e dolori.
Un'anoressia celata, una madre quasi anaffettiva ma composta,(anzi troppo composta) a volte superficiale, (anche troppo superficiale) possono segnare l'emotivitá passiva di una giovane figlia degli anni '70 ,prima, e di una figlia sessantenne, poi?
La domanda ricorrente nel romanzo pare essere: Quali sono state le mie colpe ? Perché mi sono meritata tutto questo?La narratrice in questo suo romanzo autobiografico mette a nudo se stessa e lo fa con maestria, alla sua maniera, con il suo stile ormai noto e consolidato sia nei racconti brevi che nei romanzi.
E la miriade di particolari visivi , tattili o gustativi riportati "nero su bianco" fanno si che il lettore possa immedesimarsi in quel luogo, sentire quel profumo o quel sapore. Questo é un dono di pochi.
La retrospezione del suo racconto di vita vissuta al paese fa male alla sua anima ancor piú del dubbio di un cancro. Ma l'abilità nel dipanare i ricordi é tale da instaurare una specie di catarsi, rimedio naturale alle domande del suo Inconscio.
Le citazioni, i rimandi ad opere di autori noti da lei lette e rilette sono la sua stampella d'appoggio. Come se l'autrice volesse consolarsi con un "Sì, é giá successo, sì, é accaduto in Verga, nel monologo di Shylock, in una canzone di De André, in un detto latino ecc."
Gli abbandoni, la grande colpa, il diritto perduto quale membro della famiglia, l'estraneità della madre in quella telefonata settimanale in cui il miglior argomento era la meteorologia , non sono le sue colpe ma quelle di tante altre persone vere o inventate dai suoi autori preferiti e quindi... forse, "mal comune mezzo gaudio"?
Magra consolazione! Sognare un'indipendenza non é una colpa e questo l'autrice lo sa bene ma vorrebbe sentirselo dire soprattutto dalla madre, cosí affettiva a senso unico, verso la figlia minore.
Lei, l'autrice, é fuori, anche dalla "roba". Fiera del padre però. Il suo grande affetto l'ha riversato su di lui, l'artista fine e di animo gentile. Nel padre lei vorrebbe rispecchiarsi, da lui vorrebbe sentirsi ancora rassicurata.
L'amore per il padre é palese e grande come l'indifferenza per la madre che l'ha sempre criticata per ogni suo agire. Un legame conflittuale tra madre e figlia. Un'autrice con la A maiuscola, Maria Concetta Distefano, capace di ironizzare su se stessa e nello stesso tempo umile, nonostante il suo largo sapere, dalla letteratura all'arte e alla musica. La descrizione di alcuni luoghi storici della sua Comiso segna nel libro la carrellata di "cartoline" della memoria in cui alcuni lettori, suoi compaesani, potranno ritrovarvisi.
Un romanzo da leggere tutto d'un fiato, per scoprirne la fine.
L' autrice scrive da diversi anni per Intimitá, Mondadori, Sperling, Baldini, Le Mezzelane, E.Sera. É al suo terzo romanzo dopo "Le amiche del ventaglio", "La vita in piazza".
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G.G.