Tra le carte di Goya – restaurate qualche anno addietro e restituite, nei limiti del possibile, all’originario splendore – ce n’è una che amo particolarmente. Rappresenta un uomo anziano, barbuto e dai lunghi capelli che, appoggiando il corpo a due stampelle con un gesto che tradisce stanchezza, e negli occhi una luce rifulgente, sembra venirci incontro. Il disegno, come nelle acqueforti della famosa serie dei Capricci, porta una didascalia autografa: “aun aprendo”, vale a dire “imparo ancora”.
Realizzato negli ultimi tempi dell’artista, quando Goya, orami avanti negli anni, si rifugia in Francia accudito da pochi amici e da una giovane compagna, il disegno è insomma un testamento: il venerando vegliardo non si inoltra in un luogo qualunque, ma lungo i sentieri della conoscenza. Impara ancora perché la vita è troppo breve per sedersi sugli allori. È con questo spirito che Lorenzo Migliore, noto uomo politico e professionista di chiara fama, si accosta alla scrittura; uno spirito che egli stesso riassume collocando in apertura al suo volume d’esordio (ma sappiamo già che non sarà l’ultimo) Odi perdute un pensiero di Madre Teresa di Calcutta, che vale la pena citare per esteso: “Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce. Quando non potrai camminare veloce, cammina. Quando non potrai camminare, usa il bastone, però non trattenerti mai”. Che è come dire: rimettiti in gioco, rischia di liberare, attraverso una modalità, quella poetica, che non eri solito praticare ma che ti risulta congeniale, “le emozioni “, sono parole di Migliore, “che altrimenti rischiano di rimanere imprigionate nella irreversibilità del tempo, come una sorta di dannazione”.
Poesia, dunque, classicamente intesa come affrancamento dalla schiavitù peggiore che possa affliggere un uomo, il lasciarsi vivere anziché recitare in prima persona, senza remore, la parte che la vita ci riserva. Di più: amplificarne la portata attraverso la a-mortalità della letteratura.
Il risultato è dunque un diario, un campionario di eventi vissuti, trasfigurati dal ricordo, ma anche di affetti, ispirazioni, speranze non ancora realizzate; un libro stilato in un linguaggio piano e colloquiale che, a dispetto della sua natura di opera prima, si legge con piacere, come un’autobiografia.
Andrea Guastella
Le “Odi perdute” di Lorenzo Migliore
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