Rubriche
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times

Per chi ama l’Arte ed è appassionato di Storia, Budapest, la chiassosa e vivace capitale ungherese, è di sicuro una città che può regalare preziose emozioni. Arte e Storia si intrecciano per le vie scandite dal querulo vociare dei turisti e per i quartieri scanditi dall’armonioso brio dei passanti. E’ possibile apprezzare la semplicità dei suoi palazzi, l’eleganza delle caffetterie e dei viali, i vivaci colori del Mercato e la bontà dei suoi curiosi dolci.  Ogni angolo della città, cullata soavemente dalle acque del Danubio e dall’ebbrezza del suono di violini, trasuda emozioni, lividi, ferite… 

Per chi come me è affascinato di Storia, in particolare di quella del Novecento, ricca di avvenimenti, puntellata da tragiche vicende che hanno sconvolto il mondo intero, può iniziare la visita dal Quartiere ebraico, chiamato Erzsébetvàros e collocato nel VII distretto della città, nel cuore pulsante della Pest più antica e vera, che narra ancora l'eco lontana di una storia tormentata.                                                               Visitando il quartiere si ha come l'impressione che qui il tempo si sia fermato, come se ancora risuonasse nell'atmosfera lo stesso vivace clima di un tempo, con gli ebrei, industriosi cittadini di Budapest, che hanno vissuto e lavorato per le sue vie, hanno cantato e danzato al ritmo di un’eufonica ballata che evoca quelle di Zitani e che alla fine, in questo stesso sito, hanno sopportato il dolore di una persecuzione immorale, segregati nel ghetto in condizioni impietose, ghetto sbaragliato dalla forza della storia, spettatore del conflitto sfiancante dei suoi abitanti. 

Il quartiere è un gioiellino variopinto, un piccolo e arcano scrigno dove primeggia la magistrale costruzione della Sinagoga, accanto alla quale è possibile visitare il Museo e il Cimitero ebraico ma anche il Giardino della Memoria che celebra le vittime della Shoah. Nelle foglie dell'Albero della vita, salice piangente in argento, opera di Imre Varga, sono stati incisi i nomi di tantissime vittime. Ogni foglia vuole ricordare la storia, le ambizioni, i progetti di uomini e donne le cui vite sono state letteralmente spazzate via come da una raffica di vento. Si ricordano anche con un peculiare monumento i “Giusti fra le Nazioni” che hanno rischiato la loro vita pur di salvare un consistente numero di ebrei perseguitati. Tra questi va rigorosamente ricordata la figura di Giorgio Perlasca che ha protetto, salvato e sfamato migliaia di ungheresi di religione ebraica accatastati in case protette lungo il Danubio. Non lontano dalla grande Sinagoga, si può far visita anche all’Holocaust Memorial Museum dove è possibile effettuare un percorso commovente nella storia degli ebrei ungheresi che durante il secondo conflitto mondiale si sono irrimediabilmente piegati al destino. Passeggiando sul lungo Danubio proprio sulla banchina, in prossimità del Parlamento è profondamente toccante la vista di una serie di scarpe. Sembrano lasciate li… quasi dimenticate, 60 paia di scarpe in bronzo che tolgono il respiro, trafiggono l’anima.

È il memoriale dell’eccidio ebraico accaduto nell’inverno tra il ’44 e il ’45 del Novecento. Il Male in Ungheria aveva il nome di Croci Frecciate, così si identificava la milizia collaborazionista dei nazisti nel processo di deportazione e assassinio di migliaia di ebrei ungheresi. Dopo averli rinchiusi, imprigionati in casa loro, tra gli alti muri del ghetto, lasciati a morire di fame, freddo e malattia o deportati nei più vicini campi di concentramento, soprattutto ad Auschwitz, i “potenti di Budapest” decisero di uccidere le proprie vittime in città. Non si trattava di fosse comuni, piuttosto del Danubio che fu reso complice di tanto scempio. Martoriati, coartati, venivano poi trascinati sulle sponde di Pest e, con lo sguardo verso il fiume, defraudati delle proprie scarpe, bene inestimabile, emblema di fuga, di viaggio, di libertà, ma soprattutto di dignità. Venivano legati e annodati a gruppi di tre; solo chi capitava al centro era il predestinato a una morte istantanea con una pallottola e col peso inerme trascinava in acqua, a fondo, gli altri due. Nessuno era risparmiato.                                                                           

Nel 2005 le scarpe sono ricomparse lungo il Danubio grazie all’ambizione e al talento dello scultore Pauer Gyula perché nessuno potesse dimenticare. Lo sguardo cade inevitabilmente su quelle scarpe: alcune infiorate, altre contenenti preghiere, altre sassolini ed è un po’ come se quelle anime smarrite peregrinassero ancora in eterno. 

Le lacrime, allora, scendono mute mentre il mormorio del fiume continua a cullare quelle voci…

E il Danubio così come alcuni edifici in cui sono presenti schegge pockmarks sono testimoni anche del terrore che il Comunismo incosse sul popolo ungherese che nel ’56 tentò di ribellarsi. Tuttavia, il Paese fu, ancora una volta, vittima che ha versato sangue innocente. Ne è spettatrice la Casa-museo del terrore (Terror Haza), situata in un imponente palazzo neo-rinascimentale sull’Andrassy Boulevard che collega downtown Budapest con Piazza degli eroi, una via elegante che rievoca i boulevard signorili francesi con un lontano sapore viennese. All’interno il visitatore viene condotto per mano coinvolgendolo in un percorso che disarma in toto il cuore…Il palazzo che ospita la casa-museo fu quartier generale prima dei Nazisti (nel 1944, quando la furia del regime impresse il suo definitivo scacco anche in  HYPERLINK "https://www.ilturista.info/guide.php?cat1=4&cat2=20&lan=ita" Ungheria, diventò un sito di deportazione e tortura, cuore della vessazione nazista ungherese) e, successivamente, dei Comunisti (nel 1945, negli ultimi mesi della Soluzione Finale, fu convertito a sede del carcere sovietico e della polizia politica comunista, capeggiata da Gabo Peter, che divenne, insieme al Fürer ungherese Ferenc Szalasi del precedente regime, il regista pallido e macchinoso di una dittatura di sangue).

Ed è forse il peso di una storia così travagliata ed insanguinata a rendere Budapest così speciale, quella Budapest che rinasce memoria per crescere libertà…

Ma il bel Danubio blu, così lo definiva il grande Joahn Strauss nel suo famoso valzer, regala anche ben altre emozioni inconsuete …la crociera in battello, per esempio, è una sfiziosa chicca da non perdere assolutamente, specie all’imbrunire, mentre le stelle fanno a gara con le mille luci che sfavillano silenziosamente di notte danzando un valzer senza tempo.

                                                                                                  

Marinella Tumino

***

Didascalie foto:

1. Interno Sinagoga

2. Albero della Memoria

3. Budapest di notte

4. Casa del Terrore

5. Chiesa di Mattia a Buda

6. Holocaust Memorial Museum

7. Incisioni nomi delle vittime della shoah

8. Interno Casa del Terrore

9. Scarpe in bronzo sul lungo Danubio

10. Scarpe sul lungo Danubio 2

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry