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Il 5 agosto 1990 scomparve in mare la nave greca da carico alla rinfusa Pasithea, a bordo era un equipaggio di 31 persone

 

Storie di navi, di uomini, di carichi ma non sempre sono storie di felici crociere. Questo nuovo appuntamento di Ondaiblea con le storie che colpiscono il cuore vuole essere uno sprono per tutti a volersi raccontare. Sono ricordi che affiorano per caso, altre volte sono tormenti lasciati in fondo all’anima.

 

Abbiamo raccolto una storia di un triste destino toccato ad una nave Pasithea, risalente al 5 agosto 1990: «la Pasithea - Chios, nave da carico alla rinfusa greca di 80000 tonnellate di stazza».

 Ce la racconta Gaetano D’Agostino, Comandante in pensione dal 2010 ma all’epoca comandante in servizio su navi da carico. 

La notte prima della tragedia lui ed il suo equipaggio avevano schivato il terribile tifone Vernon al largo dell’isola giapponese di Honshu, mentre erano diretti a Negishi-Yokohama per scaricare la nave. Nello stesso mare un’altra nave, appunto la greca Pasithea, non aveva avuto la stessa fortuna. La mattina del 5 agosto, alle 6:40, il comandante Gaetano D’Agostino col suo binocolo ha scorto qualcosa in lontananza…

Ed ecco il suo racconto. Un diario di bordo a distanza di 28 anni ma descritto con la stessa lucidità del momento, perché le storie di navi per chi ha un cuore marinaro rimangono là per sempre.


«Era l’alba del 5 Agosto 1990. Come al solito verso le sei del mattino mi ero alzato dal letto, lavato, vestito e preso il caffè che mi ero preparato nel soggiorno del mio appartamento, il giorno precedente e durante la notte eravamo stati sballottati un po’ dal passaggio nelle nostre vicinanze del tifone denominato Vernon. Fortunatamente eravamo riusciti a scansarlo abbastanza bene immettendoci nel suo semicerchio maneggevole (i marinai sanno cosa vuol dire). Verso le 6:40 sono stato chiamato telefonicamente dall’ufficiale di guardia sul ponte, che mi avvisava di aver avvistato in lontananza qualcosa che gli sembrava un relitto o meglio una lancia di salvataggio in mare.

Dissi di avvisare immeidatamente in macchina di ridurre a velocità di manovra e mi apprestai ad andare sul ponte di comando. Navigavamo al largo dell'isola giapponese di Honshu dove eravamo diretti verso il porto di Negishi - Yokohama per la discarica. Navigavamo a circa un centinaio di miglia nautici a nord-est dal porto di Kashima; il mare era lungo, a causa al passaggio del tifone in quell’area il giorno prima. Arrivato sul ponte assunsi il comando di guardia, e cominciai a dare ordini per manovrare la nave e dirigersi lentamente verso un punto del mare che mi veniva indicato dal personale di vedetta.

Preso il binocolo personale, guardai nella direzione che mi indicavano e vidi chiaramente che si trattava di una scialuppa vecchio tipo, di quelle ancora scoperte ormai quasi in completo disuso. Ordinai al Primo Ufficiale di mettere in allerta tutto l’equipaggio e di preparare una delle nostre scialuppe in caso di necessità. Avvicinandoci sempre più al bersaglio in mare, non si notava altro, tutto intorno, nessun segno di persone, assolutamente nulla. Manovrai la nave in modo tale di trovarmi con la scialuppa in mare quasi sottobordo e a nave ferma sull’acqua.

Ci trovavamo esattamente nella posizione “Lat. 36° 09'.4 Nord / Long. 141° 51'.7 Est”. Non c’erano ancora le prodigiose macchine fotografiche digitali, neppure i telefonini con la fotocamera. A bordo avevamo solo due macchine fotografiche Polaroid e sei cartucce per fare foto.  Avvicinandoci alla scialuppa cominciai a fare delle foto, quando ebbi la scialuppa sottobordo riuscii a leggere il nome della nave e il compatimento marittimo della nave cui apparteneva “Pasithea - Chios”, da una veloce ricerca sui libri di bordo venni a conoscenza che si trattava di una nave da carico alla rinfusa greca di 80000 tonnellate di stazza. La lancia in mare si presentava con un grosso squarcio al giardinetto (lato posteriore) destro, non c’era nessun segno di persone nei pressi, né di altro materiale galleggiante.

Come prima cosa ho pensato che la scialuppa fosse stata persa dalla nave a causa cattivo tempo durante il passaggio del tifone il giorno precedente. Però mi pareva strano che non avessimo ricevuto nessun messaggio della nave che l’avrebbe persa, In casi del genere, infatti, si avvertono tutte le navi in zona e le autorità costiere.  Avvisai immediatamente via radio la Guardia Costiera Giapponese  (JCG - Japan Coast Guard) fornendo loro tutte le informazioni in mio possesso,  la posizione geografica dove ci trovavamo, il nome della mia nave, il mio nome e il mio grado a bordo. Dopo circa due minuti dalla trasmissione del messaggio radio, mi chiamarono al telefono. Era il Comando della  Guardia Costiera di Tokyo che mi chiedeva se potessi confermare ciò che avevo scritto nel messaggio radio e quando risposi di sì mi fu detto di restare in zona e cominciare una ricerca accurata, seguendo un certo schema, nell’area di mare attorno la scialuppa e mi informano che alla Pasithea era stata fatta sospendere la discarica di minerale di ferro che aveva in atto e mandata via dal porto di Kashima, dove si stava avvicinando pericolosamente il tifone Vernon e che era dal pomeriggio di ieri che non avevano più notizie ne di lei ne dell'equipaggio.

Avvisai del fatto anche il rappresentante della mia Compagnia e il nostro agente a Yokohama dove ero atteso alle ore 11 del giorno dopo. Avevo ben 5 ore di anticipo e quindi perdere qualche ora di tempo non mi preoccupava più di tanto e poi in casi del genere tutto diventa secondario nei confronti della ricerca in mare in caso di sospetto disastro.  Dopo meno di mezz’ora vidi levarsi in volo verso di noi alcuni elicotteri e un paio di aerei di perlustrazione della JCG, dopo circa altre due ore si avvicinarono anche un paio di motovedette (sempre della JCG), una volta che loro furono sulla scena nei pressi della scialuppa in mare mi dissero che io potevo proseguire il mio viaggio e che avrebbero continuato loro le ricerche del caso.

Il giorno dopo, appena arrivato in porto, il mio agente marittimo e il rappresentante della mia Compagnia venuti a trovarmi mi informarono che non era stato trovato assolutamente niente oltre la scialuppa da me segnalata e che si sospettava che la nave fosse affondata con l’intero equipaggio, possibilmente in pochi minuti durante una virata in mezzo al cattivo tempo causato dal tifone, virata che magari aveva fatto spostare nelle stive il carico parziale che aveva ancora a bordo causandone un equilibrio instabile e un subitaneo capovolgimento con seguente affondamento senza il tempo di poter fare qualcosa. 

A Tokyo, il giorno prima della scomparsa della nave, erano arrivati anche alcuni membri dell’equipaggio che dovevano rimpiazzare altri che andavano in vacanza e la moglie del Comandante che desiderava passare un periodo di ferie a bordo con il marito. Da quel momento non ho mai saputo più niente dell'accaduto, tranne alcune notizie lette sui giornali e l’essere stato contattato circa un paio di settimane dopo via telefono da un familiare, il padre, di un ufficiale della Pasithea che voleva sapere qualcosa di più preciso. Purtroppo io non avevo niente altro da dirgli oltre che a cercare di consolarlo per la scomparsa in mare del figlio.

In seguito, non è mai stato trovato niente altro oltre la scialuppa da me segnalata. La nave è stata dichiarata presumibilmente affondata con tutto il suo carico umano di cui non si è mai più saputo niente. Il viaggio dopo ritornando dall’Alaska e diretti sempre allo stesso posto, i miei ufficiali avevano comprato delle piccole corone di fiori e mi hanno chiesto di passare nuovamente sulla stessa posizione per lanciare in mare quei fiori in memoria dei nostri colleghi greci scomparsi.

 Qualche tempo dopo, alcune delle foto che ho scattato con la Polaroid e due stralci di giornali che riportano in breve la notizia della scomparsa della nave con i suoi 31 componenti dell'equipaggio. 

Altre volte siamo stati coinvolti in altri casi di assistenza in mare a pescherecci o navi in difficoltà, ma mai finiti tragicamente, ma sempre bene e passata la bufera ognuno ha ripreso il suo viaggio.

Di tanto in tanto mi viene in mente che in quell'occasione la Pasithea è scomparsa circa  12 ore prima che noi arrivassimo in quell’area e a circa 200 miglia nautici distante da dove mi trovavo io. Credo che non sia giusto che la gente possa morire così, senza dare ai loro familiari nemmeno la possibilità di piangerne i corpi.
Raccontando questa avventura che tra tante altre ha segnato la mia vita, non vorrei annoiare i lettori ma soltanto farli riflettere sul valore della stessa vita.

Sono certo che se avete letto tutto sino in fondo è perché anche voi avete un cuore».

Il comandante Gaetano D’Agostino attualmente vive a Giarre.Ha solcato i mari di tutto il mondo ma la pensione è arrivata nel gennaio 2010. Dopo la pensione però ha fatto un altro imbarco, navigando fino ad ottobre 2010. Da allora ha lavorato un po’ da indipendente per conto di una società come Ispettore alla Sicurezza (Safety Inspector) facendo ispezioni su navi che operavano a Santa Panagia (Siracusa) e Porto Empedocle (Agrigento) e come Loading Masterresponsabile delle operazioni di trasferimento carico per l’Adriatic LNG sulle navi che scaricano metano sul primo rigassificatore off-shore d'Italia che si trova al largo di Rovigo. Adesso non naviga più, si dedica alla cucina inventando e proponendo piatti i cui sapori abbracciano i porti del mondo, e racconta il suo diario di bordo, come ogni buon marinario.

Riportiamo una foto dell'epoca (ph. FotoFlite) e due delle polaroid originali scattate dal Comandante D'Agostino sul teatro del tragico incidente (1990).

Giovannella Galliano

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry