- Rubrica: Spigolando
Con rispetto per l’antica tradizione, anche in questo triste Natale 2021 abbiamo fatto circolare i regali, nella ristretta cerchia familiare. Mia moglie ha deliberato e provveduto…
A mio figlio, abbigliamento («u picciridu crisci, ci vuonu i robbi nuovi», giusto, sempre che bastino una mezza dozzina di queste belle felpe col cappuccio), alla nonna una sciarpa e a me un paio di pantofole. Secondo la regola – di recente importazione – che i regali debbono essere scelti tra le cose utili. Quindi mia moglie ritiene che le pantofole siano utili. D’accordo, lo sono.
Ma se proprio volessimo, si potrebbe discutere.
Le pantofole sono utilissime, certo, ma per una precisa attività: stare a casa., che potrebbe benissimo essere una non-attività; che poi a casa (e lo smart working che la pandemia ci ha fatto conoscere da vicinissimo) si possano fare tante cose, anche produttive, è vero anche. Ma certamente, e ammetteranno i miei quattro lettori, la sciarpa i guanti le felpe e le calze (dobbiamo fare regali utili…) fanno pensare all’aria aperta, alle passeggiate, a stare sotto al cielo. Le pantofole no. Anzi.
Insomma, potrei anche riflettere sul significato recondito nel regalo di mia moglie. Usciamo pure di metafora: vorrà dirmi che sono anziano e debbo stare più tempo a casa? Ma poi, scartando il regalo, ho fatto una importantissima scoperta. È stato quando ho guardato meglio le pantofole ed ho notato sopra di esse la scritta «follow your dream». Credo che la traduzione italiana dalla lingua dei sudditi della più longeva regina della storia sia: “segui il tuo sogno”.
E a questo punto – si dovrà ammettere – c’è poco da interpretare. Il tuo sogno è quello di stare a casa in pantofole.
Cosa fare? Citando uno che poco a che spartire aveva con la Regina più longeva della storia, non foss’altro per essere morto due anni e tre mesi prima che nascesse la Elisabetta.
Niente. Non farò niente, nulla, nothing, nichego takogo, nichts… Userò le pantofole quando sarò a casa. Sperando, egoisticamente e collettivamente, di non doverci stare più tempo del “normale”.
Saro Distefano