Il "famoso" detto «la donna non si sfiora nemmeno con un fiore» appare decisamente anacronistico.
Ci risiamo, non c’è giorno in cui si registrano fatti di cronaca dove a farne le spese sono sempre le martoriate donne. Cristina, Sonia, Elena, Sara, Paola e ancora un elenco infinito dove la violenza fa da padrona in un contesto familiare che dovrebbe essere caldo e accogliente e invece si trasforma nella propria tomba.
Le statistiche registrano un aumento vertiginoso di donne ammazzate per mano assassina e oggi non parlare di violenza familiare, vuol dire essere complici perché il silenzio è violenza. Da nord a sud lo scenario è sempre lo stesso. Vittime innocenti, impotenti davanti alla furia irrazionale, irragionevole, teutonica, folle, assassina, malata dell’uomo che vuole una donna accondiscendente al proprio volere, imperioso nel suo trono di superuomo e non è quello di cui parla Nietzsche.
Il silenzio è violenza quando nessuno parla, il silenzio è violenza quando si sa e si tace. Il silenzio è violenza quando la donna è piena di lividi e nessuno denuncia. È violenza quando l’uomo offende, denigra, accusa, picchia, maltratta, umilia, perseguita, stupra. E intanto la donna si sente sempre più piccola, sola e inadeguata a qualsiasi situazione. E la vergogna l’assale e la rende fragile, instabile, insicura, vulnerabile. E lui, superuomo, approfitta urlando, inveendo e imponendo la propria forza e lei implora in silenzio, grida dentro di sé, si lacera per proteggere i figli, implora e supplica che tutto termini al più presto e così, un po’ alla volta, spegne la sua vita e il suo destino sarà segnato non riuscendo a reagire sotto il peso del suo fallimento.
Un sopruso senza fine, una piaga, una mattanza, una virulenza che nessuno riesce a fermare. Un problema antico e a farne le spese sono state e sono sempre e solo le donne perseguitate dalla forza brutale del compagno che grida amore senza fine. E un uomo che si macchia di cotanta violenza, non può parlare di amore. È un amore tossico. È un uomo malato che deve farsi aiutare, che deve seguire un percorso di analisi, di introspezione e le donne lo sanno bene ed è per questo che alla prima avvisaglia devono subito denunciare.
Per tutte quelle donne che subiscono qualsiasi forma di violenza e non sanno cosa fare o come agire, c’è un numero sempre attivo h24, il 1522, un numero nazionale gratuito a sostegno di chi si trova in difficoltà, un numero che può salvare la vita.
È vero, se guardiamo indietro tanto è stato fatto, ma non è abbastanza. Servono più risorse umane e più finanziamenti e più mezzi e soprattutto leggi certe che garantiscano alla donna che denuncia, la massima cooperazione da quella assistenziale a quella legale, da quella economica a quella affettiva quindi un alto grado di protezione. Tutti noi, nessuno escluso, siamo disgraziatamente testimoni di questa società e tutti noi siamo coscientemente consapevoli che siamo eredi di un’entropia senza ritorno. In questa battaglia nessuno vince, ma risulta sconfitta un’intera umanità.
Gabriella Fortuna