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Editoriali
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Quella tazzurella ri cafè a cui non si può completamente rinunciare.

Ristretto, espresso, macchiato, schiumato, decaffeinato o d’orzo, con latte caldo, ma non troppo e accompagnato da un dolce cornetto, rappresenta un appuntamento mattutino a cui non si può rinunciare.

Quell’aroma che si alza nell’aria, insieme al suo inconfondibile scrusciu ra cafittera, risveglia in un tumulto sinestetico che fa sembrare la giornata gioiosa e vitale.

È il passpartou per iniziare con il piede giusto la giornata, per affrontare le incombenze quotidiane con energia, per avere lo sprint perfetto per scontrarsi e uscire vincenti con la vita. Quei minuscoli chicchi, non ci aiutano solo a svegliarci la mattina e a migliorare le nostre prestazioni, ma ci regalano una forte sensazione di piacere che perdura e guai a togliere la bevanda nera agli italiani. Un rituale irrinunciabile, un piacere incommensurabile, un’arte sublime, forse tutta italiana. Una tradizione che inizia in casa, appena alzati, o al bar ma sempre lo stesso, come un rituale per non alterare il ritmo abituale della giornata. E cosa c’è di più appagante quando il barista coccola la richiesta, possibilmente con un lieto e sorridente buongiorno e con “sempre il solito”?

L’aroma inebriante rende unico il caffè fumante, ed essere gustato dai cultori direttamente al banco o meglio ancora seduti comodamente lasciandosi cullare dal relax del momento, per poi andare inevitabilmente incontro alla routine, è qualcosa di indescrivibile. Lo beviamo, o meglio lo assaporiamo, come fosse l’ultimo, lo offriamo con piacere per scambiare quattro chiacchiere, perché davanti a una tazzurella ri cafè, ci scappa sempre un po’ di spensieratezza e quattro risatine. Intorno a questa piccola tazzina si parla dalla politica all’economia del paese, dal gossip ai quesiti esistenziali della vita. Non a caso il primo periodico italiano fondato da un gruppo di illuministi, fu proprio “Il caffè” e sulle sue pagine si trattavano gli argomenti più svariati. Insomma, un momento intoccabile, un momento conviviale che rigenera, per poi ricaricarsi più prestanti di prima. E che dire della pausa caffè? Guai a non farla.

Quell’intermezzo che ricarica per rinvigorire la goliardia giornaliera e se non si fa, meglio farsela al largo da tutti. E parafrasando una frase che sicuramente qualcuno di importante ha detto, “Il caffè è il balsamo del cuore e dello spirito”.

È proprio così, una spinta energetica, irrinunciabile.

Ultimamente le macchinette con le cialde, quelle piccole capsule rotonde o quadrangolari, stanno soppiantando la tradizionale caffettiera e stanno prepotentemente affermandosi perché più pratiche e veloci, ma non producono u scrusciu ra cafittera che rimane sempre l’unico strumento di delizia per i cultori del caffè.

Gabriella Fortuna

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry