Ragusa, 5 maggio 2017 – “Non si può approvare una legge di riforma a colpi di fiducia in Parlamento”. Gli avvocati Daniele Scrofani ed Enrico Platania, rappresentanti di una categoria da una settimana in agitazione, contestano il nuovo disegno di legge che modifica radicalmente il sistema penale. Ma anche i magistrati inquirenti hanno fatto emergere le criticità di una legge che non soddisfa pienamente il mondo giudiziario. Sono alcuni degli aspetti rilevanti emersi nel corso del primo seminario nazionale sulla riforma del sistema penale svoltosi presso il Distretto universitario di Ragusa, organizzato dal magistrato di Cassazione Bruno Giordano per “Area democratica per la giustizia”.
Tra le novità di spicco contenute nella riforma che sarà discussa alla Camera il prossimo 22 maggio, la “giustizia riparativa”. Lo ha spiegato in maniera chiara Pier Giorgio Morosini, componente del Consiglio superiore della Magistratura. “Per i reati a querela di parte, se l’imputato risarcisce il danno, anche senza il placet della persona offesa, il giudice può dichiarare estinto il reato”.
Per il magistrato Bruno Giordano si tratta di “una vera e propria rivoluzione nella tutela delle vittime che potranno più facilmente trovare ristoro economico per il danno subito”.
Il procuratore aggiunto della Dda di Catania, Carmelo Petralia, teme che l’inasprimento della pena prevista sia un alibi per il legislatore. “Non inasprire la pena- ha detto- ma garantire la certezza della stessa. Spero che questo intervento normativo non renda la giustizia ancora più ingestibile”.
Molto critico anche il pubblico ministero Fabio Regolo, soprattutto perché questo disegno di legge non dà spazio alle “priorità nel contrasto alla corruzione, all’evasione fiscale, ai reati tributari che determinano il Pil del nostro paese. In questa riforma ci sono altre priorità: le rapine, reati contro il patrimonio, ecc. Un pubblico amministratore non deve avere paura delle indagini, perché esse sono a favore delle dell’imprenditore onesto”.
Per il procuratore aggiunto di Siracusa Fabio Scavone si è “persa un’occasione per mettere ordine in un codice ormai farraginoso. Non si può pretendere efficienza dalle Procure senza incrementare le risorse organiche e finanziarie”.
Sulla stessa lunghezza d’onde anche il sostituto procuratore di Ragusa Francesco Riccio. “Si richiede velocità alle Procure in cambio di riduzione delle risorse. Fra le positività, la possibilità della parte offesa di conoscere gli esiti delle denunce e delle fasi processuali”.
Nella seconda sessione si è discusso dell’Ufficio del Pubblico ministero. Ha presieduto i lavoro Donatella Salari, Magistrato Corte di Cassazione – Ufficio del Massimario), Ferdinando Asaro (Procuratore della Repubblica - Gela), Bernardo Petralia (Procuratore aggiunto della Repubblica - Palermo).
Riforma sistema penale, a Ragusa confronto fra magistrati e avvocati
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