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Ragusa, 8 aprile 2015 – L’Azienda Sanitaria di Ragusa garantisce da circa sei mesi il servizio di interruzione volontaria della gravidanza (IVG) per via farmacologica. 

 

Una donna che decida di abortire durante le prime settimane di gravidanza ha la possibilità di scegliere tra il metodo chirurgico e quello farmacologico. 

La cosiddetta pillola abortiva può essere somministrata solo in ospedale, con obbligo di ricovero “dal momento dell’assunzione del farmaco sino alla certezza dell’avvenuta interruzione della gravidanza”. 

Con l’aborto farmacologico la donna che si presenta al Consultorio o al reparto di Ostetricia-Ginecologia dell’ASP, riceverà tutte le informazioni utili. 

La procedura si può effettuare entro la settima settimana e richiede, generalmente, due o tre accessi, di qualche ora, in ospedale. La paziente assume il mifepristone che, agendo come anti-progesterone, può determinare il distacco della camera ovulare nel 10% dei casi. Qualora dopo 48 ore non si è verificato tale distacco, con inizio del flusso mestruale, viene somministrata la prostaglandina che nel 98% dei casi riesce a determinare l’aborto. L’espulsione del materiale abortivo avviene mediante sanguinamento e contrazioni: in pratica è come se si avesse una mestruazione. 

Rispetto al metodo tradizionale, praticato legalmente in Italia da trent’anni, l’IVG con la Ru486 non richiede né anestesia né intervento chirurgico. 

A distanza  di qualche mese dalla introduzione di questa metodica,  gli operatori sanitari dell’Asp hanno riscontrato un buon gradimento delle donne, soprattutto quando le informazioni sono state date in modo chiaro e dettagliato. Alla luce di questo l’IVG farmacologica offre senz’altro una opzione terapeutica migliore, più semplice e fisiologica rispetto alla metodica tradizionale. Con questo metodo, la necessità dell’intervento chirurgico può essere limitata fino al 2-3% dei casi.

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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