Siracusa, 4 maggio 2015 – «Oggi si rischia il paradosso: da una parte c’è un’Europa che mira all’unificazione dei popoli, che fa battaglie animaliste e per la salvaguardia del creato e dall’altra parte c’è chi fa finta di non vedere le migliaia di uomini e donne, con giovani e bambini, che annegano negli abissi del Mediterraneo, definito ormai il mare delle lacrime».
L’arcivescovo di Siracusa, mons. Salvatore Pappalardo, dal balcone dell’Arcivescovado nel suo tradizionale discorso ad una piazza Duomo gremita di fedeli nella festa del Patrocinio di Santa Lucia, rivolge il suo pensiero ai migranti. Richiama il pensiero del cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, che poco prima aveva appena terminato di presiedere il Pontificale.
“Santa Lucia ci insegna che il cristiano autentico è colui che, come dice San Paolo, “si riveste di Cristo Gesù”; vive cioè la sua vita avendo come unico modello il Signore Gesù, facendone propri i sentimenti e imitandolo negli esempi. Proprio per questa ragione, noi cristiani non possiamo rimanere insensibili di fronte alle immani tragedie che colpiscono intere popolazioni. Il nostro pensiero in questo momento va ai terremotati del Nepal e alle migliaia di profughi che raggiungono le nostre coste. Il dolore di questi nostri fratelli ci impone una risposta fattiva e generosa. Se ci diciamo e vogliamo essere veramente cristiani come Santa Lucia, non possiamo disinteressarci dei più deboli, né, ancora peggio, possiamo respingere chi ci chiede aiuto. È nostro dovere di cristiani accogliere chi chiede asilo, soccorrere chi è nella indigenza, vestire gli ignudi, risollevare chi è caduto. Ciascuno deve fare la sua parte: il soccorrere gli altri non è solo un dovere cristiano, ma è anche un obbligo umanitario, di rispetto della dignità di ogni persona umana, da qualunque parte del mondo provenga e di qualsiasi colore sia la sua pelle! Niente, neanche la paura del “diverso” o dello “sconosciuto” può giustificare l’indifferenza di fronte a tali tragedie. E’ il Vangelo della Carità che Santa Lucia ha vissuto, questo è il Vangelo che ogni cristiano deve vivere se vuole veramente dirsi fedele di Gesù Cristo, il quale continuamente ci da appuntamento in questi nostri fratelli che tendono la mano per chiedere aiuto. Chiediamo a Santa Lucia - ha concluso Pappalardo - che apra i nostri occhi alle necessità degli altri, scuota il cuore di chi ha potere decisionale nel fare scelte giuste e umane, sostenga con la sua grazia tutti gli uomini e le donne di buona volontà che con generosità si mettono a servizio dei più poveri e dei più bisognosi”.
Nella Cattedrale affollata, il cardinale Montenegro ha presieduto la celebrazione con i suggestivi canti della comunità cattolica dello Sri Lanka a Siracusa. “I problemi che oggi tormentano l’umanità non li risolvono i Grandi, ma la solidarietà che parte dai piccoli” ha detto l’arcivescovo di Agrigento. “Lucia rappresenta il sogno di una purezza che vorremmo avere, di un coraggio che dovremmo possedere, per vivere senza tentennamenti ciò in cui crediamo. Non abbiamo paura di vivere il Vangelo a imitazione di Lucia”. Ed ancora: “Il mondo non funziona bene perché è diviso a compartimenti e a scale. Si prendono le distanze da chi è diverso. E il loro torto e di non essere come noi. Viviamo l’uno accanto agli altri senza neppure accorgerci gli uni degli altri. Dio ci chiede di ribaltare questo modo di vedere e di pensare. Ci chiede di costruire una società in cui ognuno si possa finalmente sentire a casa propria. Se guardiamo gli immigrati attraverso la lente del codice penale o civile, senz’altro sono individui che possono essere pericolosi, forse criminali o dei poco di buono. Visti con la lente del Vangelo sono uomini, creati anche loro a immagine di Dio, nel loro caso rassomigliano ad un Dio sfigurato, uomini scappati dalla loro patria e famiglia, e per di più maltrattati e umiliati. Se ci mettiamo dalla parte di Dio dobbiamo andare controcorrente, essere capaci di accoglienza fraterna. Non dimentichiamo che l’altro, anche se immigrato, è un uomo unico per le sue esperienze, paure, speranze, gioie e fallimenti. L’immigrazione è un evento destinato a ridisegnare la storia. Tutti abbiamo l’opportunità di scegliere da che parte stare. Se preoccuparsi del proprio interesse esasperando la conflittualità, la prepotenza, o del bene di tutti.
Siamo chiamati a scelte responsabili. Il Signore vuole che il nostro cuore resti grande. La presenza dello straniero nella nostra vita non è un male da estirpare, ma qualcuno con cui confrontarsi per costruire una comunità dello scambio. Lo straniero può diventare il luogo della nostra speranza. C’è un mondo di poveri di pane, poveri di cuore, poveri di serenità. C’è una moltitudine di uomini che sta venendo verso di noi perché si sente sola, che vive ma è come se non esistesse. Credere è accettare di fare la propria parte nella storia di oggi. Essere cristiani significa avere il cuore di Dio. Lucia ci dia il suo coraggio”.
Poi il simulacro è stato portato in processione dai berretti verdi in piazza, dove ha avuto luogo il tradizionale lancio delle colombe, e poi è entrato nella chiesa di Santa Lucia alla Badia dove resterà per l’Ottavario.