Religione
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Ragusa 23 maggio 2015 – In occasione dell’avvio dei solenni festeggiamenti in onore di San Giorgio martire a Ragusa Ibla, a partire da domani, 24 maggio, e sino a domenica 31, lo studioso Paolo Antoci propone una speciale riflessione.

In occasione dei festeggiamenti esterni di quest’anno, il venerato simulacro del glorioso patrono di Ragusa sarà accolto anche dalla comunità parrocchiale di San Francesco d’Assisi nel centro storico superiore della città. 

 

Che relazione ci può essere fra questi due santi?  – “Apparentemente nessuna – dice il prof. Antoci - se non quella di essere entrambi seguaci di Cristo e dunque santi, eppure, combinazione volle, mi è capitato tra le mani il bellissimo libro di Cristiano Antonelli - San Giorgio e la Rosa (Edizioni Thyrus, 2013) -, in cui ho scoperto qualcosa di veramente interessante. San Francesco d’Assisi, infatti, durante la sua infanzia studiò latino, musica e poesia proprio nella chiesa di san Giorgio, ad Assisi. Questa chiesa era appena fuori la porta omonima della città. Quando Francesco morì, era il 1226, il suo corpo venne portato in detta chiesa, luogo dove santa Chiara si era reclusa con le sue consorelle a vita contemplativa.

Questa antica chiesa di san Giorgio, dunque, fu “il luogo dove il corpo del santo padre Francesco dapprima era stato riposto”. Sempre in detta chiesa, nel luglio 1228, Francesco veniva canonizzato. Fu solo dopo la morte e la canonizzazione di Chiara che sull’antica chiesa dedicata al santo ‘Megalomartire’ si costruì la nuova basilica dedicata alla Santa di Assisi”.

“Fin quanto detto – continua Paolo Antoci - riguarda gli eventi storici. Passo quindi a una seconda curiosità riguardante cioè la leggenda di san Francesco e il lupo simile a quella di san Giorgio e il drago. La tradizione francescana racconta che a Gubbio “vi era un lupo terribile, di grande corpo e molto feroce, con fame implacabile. Codesto non divorava solo animali ma anche uomini e donne, e ciò lasciava tutto il popolo nella disperazione e nel terrore. (…) Si racconta di un episodio ammirabile, che, nell’istante che ebbe fatto il segno della croce, quella terribile bocca si chiuse. E al suo comando, ormai convertitosi da lupo in agnello, immediatamente si prostrò ai piedi del santo e abbassò la testa”. La leggenda di san Giorgio e il drago è invece raccontata come lotta di sangue. Tuttavia la narrazione descritta nel documento più antico, il Codex Latinus Monacensis 14473, è simile a quella relativa a san Francesco e il lupo di Gubbio. Cosi, infatti, narra la leggenda georgiana: “Santificandosi per proteggersi andò verso lui e disse: «Signore Gesù Cristo concedimi la tua grazia perché oggi sottometta questo drago, affinché tutti sappiano che tu sei con me, e lodino il tuo nome benedetto nei secoli dei secoli». A queste parole il drago si avvicinò docile come un agnello, e ormai senza alcuna ferocia si prostrò ai suoi piedi”.

Pertanto san Giorgio e san Francesco sono stati presentati nella tradizione popolare come due modelli da imitare per saper vincere il maligno, al di là se si presenta ora come drago, ora come lupo. L’ultima curiosità è in realtà una semplice considerazione personale che è scaturita dalla lettura del testo di Antonelli. Sia san Giorgio che san Francesco condussero una vita militare: entrambi erano cavalieri, entrambi indossavano quindi un’armatura. L’apostolo Paolo ci dice chiaramente quale dovrebbe essere l’equipaggiamento militare per ogni cristiano. “Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. 

La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove.  State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio” (Ef 6,11-16).

È l’armatura di Dio che dobbiamo indossare per essere pronti e vittoriosi a debellare il male del mondo e il sudiciume dei nostri vizi. San Giorgio e san Francesco: due cristiani con un’armatura; a noi ragusani e italiani, che veneriamo con affetto questi due santi, spetta la libera scelta di indossare il giusto equipaggiamento cristiano, al di là che si tratti dell’armatura militare del santo cavaliere, patrono di Ragusa, o del saio penitenziale del santo serafico, patrono d’Italia”.

 

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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