Ammaliato dalla personalità, affascinante ed eclettica, dello zio incontrato una sola volta all’età di cinque anni, Antonio Calascibetta (in arte Momò, mutuando il nome dello zio) asseconda sin da giovinetto le sue passioni artistiche che lo portano a trasferirsi da Palermo, sua città natale, a Milano. Qui intraprende un’intensa attività espositiva in gallerie private e in spazi istituzionali prestigiosi. Nel 2006 apre uno studio anche a Palermo, nel mercato storico della Vucciria. Vive attualmente tra Milano, Marsala e il resto del mondo.
Si rivela come caricaturista graffiante del nostro Belpaese corrotto, talora volgare, decadente, con una satira fresca, penetrante e grottesca della politica e del costume dei suoi personaggi della prima, seconda e terza repubblica. I suoi tratti pittorici, le sue fantasie astratte, eppure emblematicamente molto vicine ai tempi, ricordano certi espressionisti tedeschi come Otto Dix o George Grosz. Dal critico d’arte Mario De Micheli è definito come “disegnatore satirico di razza”. In buona sostanza, un pittore “di quelli che disegnano prima di tutto e soprattutto”, e il colore lo usa in funzione di ciò che deve raffigurare. Ma può benissimo anche farne a meno del colore, e dipingere monocromo. Il suo animo è mediterraneo. Il suo “espressionismo” si rivela rotondo, sinuoso, pieno di mezzi toni, e talora pieno anche di anelli, brillanti e lustrini, in una fantasmagorica epifania pittorica con coriandoli in un carnevale surreale, comico e teatrale, gonfio, straripante e, non di rado, bianco e nero come il barocco ibleo.
Per ripercorrere le tappe del suo travagliato animo pittorico si inaugura sabato prossimo, alle ore 18.00, presso la Civica Raccolta “Carmelo Cappello” di Palazzo Zacco a Ragusa, la mostra “Momeide”, catalogo Aurea Phoenix Edizioni, a cura di Andrea Guastella. L’esposizione raccoglie una selezione di opere di Momò Calascibetta, “maestro del disegno assai stimato, tra gli altri, da Consolo, Sciascia e Bufalino” che l’Amministrazione Comunale di Ragusa ospita nelle splendide Sale di Palazzo Zacco, dove alcuni dei suoi lavori più famosi vanno ad instaurare “un dialogo con le sculture e le grafiche di Carmelo Cappello”, offrendo ai ragusani e ai tanti turisti che ogni giorno visitano il museo “una testimonianza autentica di impegno civile e di altissimo mestiere”.
Giuseppe Nativo
L’arte di Momò in bianco e nero come il barocco ibleo
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