Comiso, 14 ottobre 2016 – Dal 15 al 23 ottobre nei locali espositivi di via San Biagio 32 a Comiso (ex Agenzia Rosso) si terrà la mostra di pittura di Giovanni Pace.
L’inaugurazione, alla presenza delle autorità civili e religiose, avverrà sabato alle 19,30. Da una visione d’insieme delle opere in mostra il fruitore non potrà fare a meno di immergersi nella luce che pervade le opere in varie forme e sfaccettature. Giovanni Pace è un pittore naïf che dipinge solo se sente di voler dare un’anima alle sue emozioni. E questo lo fa da quasi 30 anni. Legato al figurativo da sempre, Pace non ha studiato pittura o disegno .
È un autodidatta. Ma se si tratta di colori lui sa come miscelarli per dar forma a una collina fiorita o ad un prato dietro i piccoli e lunghi muri a secco della campagna iblea. Quando sale in soffitta tra i suoi colori lui lo fa con l’intento di tirar fuori da quella tela il meglio delle sue emozioni. E dipinge perché solo in quel momento ha la sua ispirazione. C’è da dire che durante questi 30 anni Giovanni Pace ha avuto momenti di non-pittura: per anni non ha dipinto.
Oggi la sua pittura è cambiata sia nel colore che nella tecnica. Il ruscello o il cielo, a volte, sono gli unici elementi che assorbono le fluide pennellate del suo paesaggio. Il resto parla con i colori: tanto giallo e bianco con sferzate di rosso che ne evidenziano i papaveri spontanei della stagione primaverile. I suoi paesaggi, infatti, sono quasi tutti delle primavere. Raramente ama dipingere la notte o l’inverno e quando l’ha fatto ha dato al dipinto un contrasto luminoso per sostenere lo scuro o il grigio. Uno psicologo forse spiegherebbe la sua opera come quella di chi vuol rimanere sempre giovane e che nonostante l’età cerca di “pennellare” le sue giornate di ottimismo.
A soffermarci a guardare i suoi paesaggi è come effettuare un volo basso sui campi fioriti e lasciarsi travolgere dalla bellezza del creato. Distese di margherite, di grano, di acque pulite, di cieli azzurri, di casette contadine sparse nella campagna. A colpire è sempre il colore, anzi l’amalgama di luce-colore.
Come nella corrente francese di fine Ottocento del Puntinismo anche in questi dipinti ogni colore è influenzato dal colore che gli è posto accanto tanto da dare all’opera un tripudio di colori che ne influenza anche l’umore. Il Puntinismo, infatti, “deriva il suo nome dalla tecnica applicata dagli artisti aderenti a tale corrente, abituati ad accostare un'infinità di punti di colori puri o complementari al fine di dare maggiore luminosità e far compiere all'occhio il processo di fusione e mescolanza dei colori…la tecnica si basa su linee ascendenti abbinate a colori caldi per trasmettere atmosfere piacevoli e gioiose e, al contrario, linee discendenti con colori freddi per rendere situazioni tristi o malinconiche” (F. Gennari)
Ma il puntinismo di Giovanni Pace è nuovo perché ha una grana che da volume alle cose. Ed è così che una collina lontana può apparire così vicina da essere ”toccata” per prima dal nostro occhio. E’ lì che si concentra, di solito, tutta l’esplosione del colore e della luce.
Con questa mostra l’artista vuole dare al fruitore la possibilità di conoscere la sua arte, quella che per tanti anni ha abbellito le pareti di casa sua e soprattutto la sua soffitta, fucina di percezioni emotive che solo un artista sa tradurre in pittura, musica o poesia!
Giovannella Galliano
Quella luce che viene dal colore. Le percezioni emotive di Giovanni Pace
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