È proprio vero, leggendolo, Dario Pepe ci conduce per mano nel ″suo″ profondo, che è anche il nostro, essendo quello delle radici dell'uomo nell'esistenza. È quanto ci suggerisce la recente raccolta di versi - Nel Profondo -, edita da Vitale edizioni, 2016.
Dario, è certo, non contempla le circonferenze, ma gli orizzonti letterarî. Perciò, la sua poesia la ricaverà sempre da questi orizzonti e apparterrà non alla provincia dell'uomo ma al mondo. Ed ecco il ritratto ″interiore″ del poeta che interpreta il mondo, almeno attraverso due azioni complementari e fondamentali: ″contemplare l'umana parabola/sfiorare tragicità sublimi″. Che è quanto occorre per saperne di più sul nostro destino di uomini, ovvero per definire l'incerto momento conoscitivo - ahimè - della non conoscenza, quasi un paradosso gnoseologico a cui l'uomo, qui e ora, è condannato. E sì, la poetica dell' hic et nunc!
Conoscere è, dunque, trascendersi e trascendere il ″luogo″ della terrestrità. Una dichiarazione di poetica questa di Dario Pepe, che ritroveremo nello stile, nella tematica e nella poetica, appunto, di tutta quanta la sua poesia e il suo far poesia - il suo poieîn, appunto - e certamente anche e soprattutto in quella a venire, tesa a ″riflettere sul senso″, come nei versi Al poeta. Ma non ci sfuggono le astuzie dell'autore quando si accinge a costruire il proprio pensiero creativo attraverso la struttura ellittica dei versi per meglio rendere ″realistico″ l'assommarsi e succedersi, ovvero l'inseguirsi di immagini che inquietano la mente, come per esempio accade nel testo Incamminarsi: ″Incamminarsi,/ il sangue,/ cosa fare dei gesti/ in una serata buia″/ [...]″. Una poesia dal forte connotato esistenziale, che sembra voler dare la misura e il senso della dimensione umana (è presente ma discreta la componente filosofica), esile e immersa nella solitudine dei giorni dove ″Parole incorniciate alle pareti,/ attendono in silenzio/ come foglie gialle/ in un giardino sfinito dal tempo″ (Bisogna sorridere).
Ma sullo sfondo della pena esistenziale si staglia l'ansia d'amore, una forza vitale sui cui fare leva, onde viverne le sensazioni e le illusioni che rendono più lieve, nel sogno, la condizione dell'esserci, quella che coincide con le incrostazioni terragne della vita di ognuno e dove ″Pendono i ricordi sul bosco del dolore″ (Consapevole).
Gli strumenti espressivi, su cui si fonda la ricchezza di questo linguaggio poetico, sono varî e multiformi, recando in sé la metafora e l'allegoria, così da evitare la trappola del già detto e assumere su di sé la responsabilità del privilegio che non consente cadute di forma e di stile.
A questa bella e forte poesia di Dario Pepe, auguriamo lunghi e fruttuosi percorsi a vele spiegate, particolarmente in questo preciso momento storico in cui i venti sono caduti e le vele dell'arte poetica si afflosciano nell'inconsistenza del nulla! Dario ha capito che la Poesia è cultura e che in essa confluiscono, insieme al canto alla vita, non solo lo smarrimento e il dolore di essere, ma l'arte tutta che ne anima le parole e ne amplifica i suoni, rendendo irripetibili le immagini che affiorano dal profondo.
Giovanni Occhipinti
Dario Pepe: la Poesia del Profondo
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