Rubriche
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times
  • Rubrica: Meeting cultura

Articolo di Saro Distefano su La Sicilia del 13.07.2020

 

Ragusa, 13 luglio 2020 — L’idea è nata in piena chiusura da pandemia; esattamente a marzo. Domenico (per tutti Mimmo) Arezzo, docente di geometria all’Università di Genova ma ragusano di nascita e formazione, ha compiuto ottanta anni. Da quel momento ha pensato ad una riunione; a far incontrare, cioè, una quindicina di amici “indigeni”, che con lui hanno qualcosa in comune.

Si tratta di ragusani, modicani, sciclitani alcuni dei quali conoscono Mimmo personalmente (qualcuno è suo parente), altri, la gran parte, solo “virtualmente”. Si tratta di un gruppo che spontaneamente quasi ogni giorno si “incontra” sulla pagina Facebook di uno di loro, Piero Muré, titolare di una sterminata collezione di foto d’epoca dell’area iblea. Muré pubblica la foto, spesso la commenta – anche solo coi dati tecnici ma non disdegna il commento ironico – e gli altri amici, a cascata, commentano la foto e i pensieri degli altri. In poche parole, una sorta di cenacolo tra una dozzina di grandi appassioni (e alcuni anche grandi conoscitori) della storia locale.

Mimmo Arezzo ha proposto al gruppo la riunione per conoscersi e scambiare due parole. A condizione che lui da Genova sarebbe riuscito a raggiungere Marina di Ragusa – a marzo non si aveva idea di quanto sarebbe durata la chiusura per l’emergenza sanitaria – dove abita nei mesi estivi. E non in una casa qualsiasi dell’antico borgo marinaro, ma l’idea stessa di Mazzarelli: la torre detta “di Gaddimeli”, che domina la Piazza Duca degli Abruzzi. Quel torrione di fine Cinquecento attorno al quale si è sviluppato l’agglomerato che oggi è tra le maggiori località turistiche del Mediterraneo.

In quella casa il professor Arezzo è finalmente arrivato a fine giugno, dopo quasi un giorno di macchina da Genova, con sua moglie Grazia e il figlio Massimo. Il tempo di una rapida sistemata alla casa (che, è il caso ricordarlo, ha all’interno tutti i confort moderni ma è pur sempre a pochi metri dal mare da cinque secoli) e poi un gelato sulla terrazza. Erano una dozzina e sono state due ore e passa a parlare di orologi solari e di antichi palazzi, di uomini illustri e di scuola, di leggende e quadri e sculture, di piatti tipici e di spicciola attualità. E anche a compiacersi dell’ospitalità della famiglia, del luogo assolutamente straordinario, del piacere stesso di avere tantissimo in comune nonostante non ci si conoscesse de visu.

La foto di gruppo ha suggellato l’incontro che, per espresso desiderio del professore Arezzo, avrà certamente un seguito non solo con Giorgio Veninata, Paolo Nifosì, Grazia Arezzo, Giovanna Occhipinti, Piero Muré, Luciano Emmolo, Giancarlo Tantillo, Uccio Barone, Carmelo Arezzo, Salvo Micciché e Gianni Brinch, ma anche con gli “assenti” giustificati Biagio Pace, Domenico Pisana, Giambattista Veninata e Giuseppe Nuccio Iacono.

«Io frequento Facebook per passare il tempo – dice Mimmo Arezzo – ma ne apprezzo le tante utili funzioni. A partire dal fatto che ogni tanto racconto interessanti spigolature della mia lunga vita. Guardando e commentando le foto di Piero Muré mi sono così trovato con un delizioso gruppetto di amici selezionati sul piano delle affinità elettive. Poi ho pensato: ho una bella terrazza, quanto costerà comprare una quindicina di gelati (eh si, cinquanta anni di Genova lasciano il segno), posso convocare questi amici e con alcuni di loro finalmente guardarci e parlarci di persona. E così ho mandato l’e-mail e sono tutti venuti a casa mia. In tal maniera abbiamo certamente consolidato la stima reciproca, perché era noto che dietro idee diverse ci fossero ragionamenti e non contorcimenti intestinali e analoghe erano le ansie di sapere cose significative che non si sanno. Ecco perché sono così contento, anche se non sorpreso, del fatto che la cultura avesse ancora tanto spazio nella “mondanità” ragusana. E poi si tratta di persone di umanità ed umiltà pari solo alla loro cultura».

 

Saro Distefano

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.