Rubriche
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times
  • Rubrica: Incontro con l`arte (Michele Digrandi)

Carrubi (Michele Digrandi): Sanguigna e Penna a sfera, 1988

«L’intuizione inaspettata delle firme sovrapposte per realizzare immagini»

 

Carrubi – Sanguigna su cartoncino Rosaspina Fabriano, cm. 35,3x50, 1988

Carrubi – Penna a sfera su cartoncino Rosaspina Fabriano cm. 35x50, 1988

 

 

L’intuizione inaspettata delle firme sovrapposte per realizzare delle immagini.

Tutto è nato casualmente nel 1988 alla Scuola media Giovanni XXIII, a Modica: gli scrutini del I e II quadrimestre si erano bloccati due volte, e quando abbiamo ripreso, è stato necessario elaborare tutti gli adempimenti del caso, compresi gli esami di terza Media e non si può sapere quante firme abbiamo dovuto mettere su tutti i documenti…

Cosa c’entra questa storia? Si dà il caso che, ad un certo punto, finite le adempienze burocratiche e sfiniti, scherzandoci un po’ sopra, un collega prese un foglio e mi disse «firma», così io ho firmato e continuato a firmare su quel foglio, sovrapponendo casualmente le firme, anche perché lui, nel frattempo, lo girava e rigirava continuamente…

 

Immediatamente si è illuminata una “lampadina” 

Ho cominciato quindi, a sperimentare, a realizzare e riprodurre disegni prendendo spunto da immagini che avevo realizzato in precedenza e dove avevo utilizzato altro materiale, come in questo caso, la sanguigna.

Quindi inizialmente ho realizzato disegni solamente sovrapponendo, in modo veloce e casuale, firme con la biro nera e, negli anni successivi, invece con le biro colorate.

Non bastava però solo il sovrapporre le mie firme: utilizzavo anche la didascalia di ciò che disegnavo o altri elementi che componevano le immagini, come foglie, erba, tronco, muro etc., ma quella era l’idea…

Ecco come – a volte – le tecniche nascono: quasi sempre, dalla casualità, apparentemente lontana da ogni logica. L’importante è cogliere al volo l’intuizione. L’arte è ciò che segue e ne consegue.

 

Michele Digrandi

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry