- Rubrica: Incontro con l'Arte (Michele Digrandi)
Evasione
Sento il bisogno urgente di evadere!
È giusto evadere...
a causa di chi...
e di che cosa...
Ma da dove e per dove?
Michele Digrandi
1986 - Evasione - Acrilico su tela cm. 40x50
Se si ammira l’opera intitolata “Evasione”, oltre il senso della vista, si affina, anche, l’organo dell’udito, con il risultato di trovarsi immersi in un vortice arzigogolato di sensazioni.
Da una parte, infatti, sembra di udire uno stridente grido, proveniente dalla bocca spalancata di una schizzante trota, elemento centrale della tela, dall’altra, invece, gli occhi sono solleticati da una vasta gamma di blu e di azzurro, appena contrastati dal puntinato grigio del pesce, come dal bianco elettrizzante delle lingue spumose di acqua marina. Il globo terrestre, altro protagonista del dipinto, viene immaginato dall’autore, come un pallone, veementemente scagliato, dalla potente forza dell’illusione, in un limpido tratto di mare, circondato da una tersa atmosfera.
Esso è raffigurato con un groviglio di pennellate, a volte nette, (continenti), a volte circolari, (movimento dei fumi industriali), dalle tonalità scure o chiare, per evidenziare la presenza di un preoccupante inquinamento mondiale sia nell’aria (smog, nebbie acide, gas velenosi), sia in tutte le masse oceaniche, fluviali, lacustri (isole di plastiche sversamenti di petrolio e reflui).
Le sensazioni fisiche, (visiva e uditiva) che accompagnano il fruitore del quadro, innescano riflessioni e pensieri sull’umano destino e sulla futura sopravvivenza degli esseri vegetali e animali nel loro territorio. Mentre la trota urlante, con il suo guizzo, simboleggia il tentativo di evasione da parte dell’umanità intera verso un habitat vivibile, quel volo illusorio della nostra terra, in un luogo pulito ma, purtroppo, utopistico, fa trasparire e, nel contempo, rafforza il generale sentimento negativo di impotenza e di sfiducia nei confronti delle insufficienti azioni avviate dalla politica mondiale a difesa di un ambiente gravemente sfregiato.
L’atto finale della contemplazione e delle successive elucubrazioni induce l’osservatore alla considerazione che solo l’arte pura, così come la poesia, riesce a comunicare verità universali, parlando all’orecchio di chi sa ascoltarla.
Giovanna Cappuzzello