1991-1993 - Trapianto n. 4 Acrilico su MDF cm. 100x85,3

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  • Rubrica: Incontro con l'Arte (Michele Digrandi)

Michele Digrandi: Trapianto n. 4

 

1991-1993 - Trapianto n. 4  - Acrilico su MDF  cm. 100x85.3

 

L’ambiguo

panneggio dell’essere,

non cancella

la serena alleanza

cielo-terra,

che appressi

al tuo contorno

di non-certezze,

ancora lontane

dal divenire

conferme-verità.

 

Maria Giovanna Cataudella

 

::

“…la sua pittura è matura ed equilibrata per la capacità di fondere insieme una verve fantastica ad un sottile lavorìo sulla realtà e inoltre riscontro una rara musicalità del segno e del colore”.

 

Mario Luzi

::

 

1991-1993 - Trapianto n. 4 - Acrilico su MDF cm. 100x85.3

 

Nella presente opera colpiscono, immediatamente, l’occhio fisso e vitreo del ritratto di una giovane donna a mezzo busto, la cui ristretta pupilla, annegata nell’iride grigio-verde, probabilmente rivela una grave patologia e, soprattutto, quel velo fitto che ne adombra metà del volto truccato, forse a significare il tentativo di occultamento di un dramma interiore, vissuto con ambivalenza.

La rappresentazione realistica e quasi spasmodica dei tratti femminili e del soprabito anni ‘80, come pure la similitudine dello status di questa figura misteriosa con quello di una polposa mela, destinata ad essere guastata dal viscido verme, denotano il concreto legame dell’autore con il personaggio dipinto, con cui egli condivide, empaticamente, la condizione.

Seguendo queste personali impressioni, nell’osservazione globale del quadro, sembra di vedere, in sequenza, le diapositive di una triste vicenda autobiografica, accaduta  nel passato che, pur nella sua complessità, è  stata affrontata dall’uomo-artista con l’atteggiamento di sereno abbandono alla Divina Provvidenza, (simboleggiata dal fertile altopiano ibleo) la quale mai si rifiuta di dispensare il suo salvifico aiuto ai figli che la invocano con incrollabile fede (qui raffigurata dal solido muro di pietra a secco su cui è affisso il cartellone con l’immagine del paesaggio). 

 

Giovanna Cappuzzello

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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