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Comiso, 1 aprile 2015– Il Castello Aragonese di Comiso, la celebre dimora dei conti Naselli, “signori illuminati” di Comiso, apre per la prima volta alla città.

La visita è possibile grazie alla disponibilità del proprietario, Giuseppe Nifosì, sensibile e consapevole dell’importanza culturale del maniero che, dal 1964, è residenza della famiglia.

Oggi apre per la prima volta le sue porte. In coincidenza con i giorni pasquali, sarà possibile visitarlo, con un  contributo suggerito di 3 euro.

Ciò sarà possibile anche grazie alla collaborazione delle “guide” delle giornate del FAI (gli studenti del Liceo Carducci che hanno guidato le visite di due settimane fa) e della Protezione civile.

Le visite si svolgeranno nei giorni 4, 5 e 6 aprile, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18. Sarà possibile visitare la Cuba, il carcere e il piano nobile.

Per info e prenotazioni: cell. 339.7933593 – 393.4466179

 

 

NOTE STORICHE (tratto da “Comiso. La guida visuale”, edito da comune di Comiso, 1998 e altre fonti):

Le prime notizie sul Castello sono del XIV secolo. Dal 1457 diviene dimora dei Naselli: l’edificio conserva i segni del passaggio da castello feudale fortificato a dimora baronale. Nel 1575, dopo l’elevazione a Contea, Gaspare Naselli fa costruire il Mastio. Il piano superiore viene ricostruito nel 1735, pochi decenni dopo il terremoto. Il Mastio è ingentilito da quattro finestre sormontate da timpani, su due sono state poste le “teste romane”. Sull’angolo N-NE c’è lo stemma dei Naselli. All’interno vi sono alcune porte a sesto acuto. Dello stesso complesso originario fanno parte il teatro comunale (riedificato negli anni 70 su progetto dell’architetto Enzo Gianna) e i magazzini, al cui interno sono visibili delle tombe di origini bizantine o arabe (oggi sede del foyer del teatro e dell’auditorium Carlo Pace). 

Di particolare interesse la Cuba, un piccolo edificio ottagonale, la parte più antica, situata sul retro del Castello. Da alcuni ritenuto battistero bizantino, è, molto più probabilmente, una cuba araba, poi riutilizzata come cappella gregoriana nel 1325. All’interno, alcuni affreschi sacri, oggi in gran parte danneggiati.

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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