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Modica, 10 settembre 2014 – Una lettera aperta alla città del Sindaco di Modica Ignazio Abbate: «Amministrare in questo momento richiede partecipazione e collaborazione” – scrive Abbate, che traccia nel documento una “riflessione” su quanto fatto sin adesso.

 

“Mi preme, dopo un anno di Amministrazione, scrivere alla città di Modica. La mia lettera non è un resoconto dell’attività amministrativa ma una riflessione su quanto realmente fatto per il territorio modicano, sotto gli occhi di tutti e documentabile dal punto di vista amministrativo-contabile.

I nostri principi cardini sono la famiglia, la scuola, i servizi essenziali e il taglio agli sprechi all’interno dell’Ente Comune.

Nel primo anno abbiamo eliminato le figure dirigenziali con un notevole risparmio, dimezzata la remunerazione del Segretario Generale. Siamo riusciti a concludere transazioni importanti che hanno permesso di diminuire il debito complessivo e rimettere in un percorso virtuoso Palazzo San Domenico. Un dato incontrovertibile è l’avanzo di circa 7 milioni di euro nel bilancio di previsione 2014, primo strumento di prova per l’Amministrazione Abbate. E non si può certo sottovalutare la rimodulazione del Piano di Riequilibrio, la cui approvazione in Consiglio Comunale ha evitato l’indubbio dissesto finanziario. Un’azione importante è il prepensionamento di 79 dipendenti comunali che porterà l’Ente ad un risparmio complessivo di oltre 6 milioni di euro.

Parlo di progetti, azioni, programmi concreti e non semplici proclami di “vecchia politica” che quotidianamente mi vengono addebitati.

Vecchia politica come quella di screditare e mettere in cattive luce gli altri per arrivare ad un obiettivo: il mero protagonismo e la momentanea visibilità. Modica avrebbe bisogno di critiche costruttive o proposte attuabili per crescere e mirare ad uno sviluppo condiviso da tutti.

Amministrare in questo momento richiede partecipazione e collaborazione. Invece, assisto a continui attacchi, privi di proposte concrete, che non hanno come obiettivo la città.

Mi affido ai cittadini, esortandoli a recarsi al Comune e informarsi sulle attività dell’Ente. Solo loro potranno giudicare il mio operato in questi anni».

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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