Siracusa e dintorni
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Siracusa, 20 ottobre 2016 – Un’analisi sulle tante esperienze di gestione di beni confiscati alle mafie in Sicilia e in Italia, ma anche un focus sulle criticità da risolvere. Buone pratiche a confronto a Siracusa per la conferenza dal titolo “Da beni mafiosi a beni comuni” che oggi si è svolta alla Camera di commercio promossa dalla Fondazione di Comunità Val di Noto e con il sostegno di Fondazione con il Sud. 

Un bilancio soprattutto a vent’anni dalla legge 109 del 2006 sui beni confiscati alle mafie per capire quali progetti territoriali di comunità sono stati avviati e il ruolo svolto da associazioni, istituzioni ed enti locali, ma anche imprese e fondazioni. Ed è proprio dall’uso sociale dei beni confiscati alle mafie si è partiti, veri e propri laboratori di cittadinanza. 

Dai dati raccolti dalla ricerca “BeneItalia” realizzata da Libera e presentata a giugno e di cui si è parlato durante la giornata emerge che il maggior numero di realtà sociali impegnate in progetti di riutilizzo è costituito da associazioni di varia tipologia (284) e cooperative sociali (131) che gestiscono per lo più appartamenti (167) e ville (115). La regione con il maggior numero di realtà sociali che gestiscono beni confiscati alle mafie è la Lombardia con 124 soggetti gestori, segue la Sicilia con 116, la Campania con 78 e la Calabria con 77. I beni confiscati sono diventati così espressione di quella strategia di sviluppo, strumenti e risorse impegnate sul versante della legalità, della giustizia sociale, dell’inclusione. 

È necessario però velocizzare i tempi per il riutilizzo sociale dei beni. “La questione della gestione dei beni confiscati alla mafia è un argomento di estrema attualità – ha affermato il vice presidente della Fondazione di Comunità Val di Noto Giovanni Grasso -. Non solo la confisca è uno strumento di lotta alle mafie di straordinaria efficacia ma, se ben utilizzati i beni sottratti alla malavita diventano il simbolo tangibile della vittoria della società civile sul malaffare ed una occasione di sviluppo del territorio e dell’economia sostenibile”.

L’evento è stato promosso in collaborazione con  Libera, Confcooperative Sicilia, Confindustria, Cna, Forum del terzo settore, Ordine degli avvocati di Siracusa, Ordine dei commercialisti ed esperti contabili di Siracusa, Banca etica, Progetto Policoro, Fai Associazione antiracket e antiusura di Siracusa. Il prefetto Umberto Postiglione, direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ha parlato del ruolo dell’agenzia e della presenza sul territorio. “Daremo alle Regioni l’elenco dei beni confiscati alla mafia e dei possibili strumenti finanziari – ha detto Postiglione - come i fondi europei, da mettere a disposizione dei Comuni per una gestione che sia utile al territorio”. 

Spazio poi a Stefania Pellegrini, dell’Università di Bologna che ha parlato della gestione e riutilizzo di beni e aziende confiscati alle mafie e in particolare del quadro legislativo, Maurizio Mumolo delle esperienze e proposte della “Fondazione con il Sud”. A confronto poi le varie esperienze locali con il sindaco di Noto  Corrado Bonfanti, Alfio Curcio della Cooperativa Beppe Montana, Giovanna Di Girolamo di Confcooperative Sicilia. A presentare la ricerca di “BeneItalia -­ Economia, welfare, cultura, etica: la generazione di valori nell’uso sociale dei beni confiscati alle mafie” è stato Christian Riccardo Falcone.  “I beni confiscati alle mafie, negli ultimi anni, hanno acquisito una dimensione molto importante – ha detto Mumolo -. Sono un tangibile risultato della lotta alla criminalità organizzata. E’ un fenomeno che, se affrontato in una logica di sistema, può rappresentare una grande opportunità di sviluppo per le comunità, non solo del Mezzogiorno”. 

Nel pomeriggio spazio ad un workshop su “Il riuso dei beni a fini sociali: strumenti e sostegno economico”. 

 

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