Spettacolo
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  • Genere: Videografica

Rotte: un cortometraggio dell’attore Daniele Cannata

 

«Ho rinchiuso in un baule i ricordi bui e polverosi, l’anima vuotata di senso come parole rotte.

Ci sono viaggi che si fanno con un unico bagaglio: il cuore»

 

Modica, 28 maggio 2024 — Poesia, espressione filmica, primavera, squilibrio, saggezza, si fondono in una caleidoscopica dimensione in cui il “sentire” è un solco indelebile in cui affondano “ricordi bui e polverosi” rinchiusi in una valigia che viaggia sul filo delle emozioni in una realtà-finzione che, talora, si ribalta.

Un itinerario scandito da frame squisitamente in bianco e nero – come solitamente si presentano i sogni – si sussegue con sagome, personaggi, volti, accompagnati da sfondi scolpiti da chiesastiche impaginazioni architettoniche o iconiche immagini di archeologia industriale. Il tutto è avvolto dal susseguirsi implacabile del tempo che guida la valigia dei ricordi come un portale per viaggiare nel tempo: quando lo si apre, il passato rivive e gli odori delle emozioni tornano alla vita da un trascorso che fino a ieri sembrava futuro. La pioggia bagna la “corazza” dei sogni. L’acqua del mare, che percorre la battigia col suo moto spumeggiante, purifica e rigenera mentre “ci si sdraia sulla schiena del mondo” e si sente la natura che chiama senza tener conto dell’esile linea di confine tra lucidità e sogno.

Tutto questo è “Rotte”, un cortometraggio realizzato da Daniele Cannata, educatore presso case di accoglienza per lavoro, attore per passione e disegnatore per accontentare il cuore. È solo l'ultimo di suoi tanti piccoli video, che ho da tempo fortemente apprezzato, dedicati al disagio mentale, ed interpretati dagli ospiti di alcune comunità iblee.

Con la splendida voce fuori campo dello stesso Cannata, i versi che si ascoltano nel video sono di Alda Merini, in particolare quelli con cui la poetessa celebrò la sua nascita sono tratti dalla poesia “Sono nata il ventuno a primavera”, contenuta nella raccolta “Vuoto d’amore” (Einaudi, 1991). In questa lirica, Merini condensa in soli nove versi tutto il significato della propria esistenza.

 

Il cortometraggio è stato realizzato con la collaborazione delle Comunità Terapeutiche Assistite e Comunità Alloggio "C.T.A. Villa San Giorgio, C.T.A. Villa Margherita, C.T.A. Cafeo, C.T.A. Osiris, C.A. Antares, C.A. Modica Giarratana" di Ragusa. L’opera partecipa al secondo Concorso Nazionale di Cortometraggi “Menti in Corto” organizzato dalla "C.T.A. Sentiero per la Vita" di Calatafimi-Segesta.

 

Giuseppe Nativo

  

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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