A seguito della tragica e improvvisa scomparsa di Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale e Assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana, Ondaiblea propone ai lettori una scheda sintetica sulla indimenticabile figura sia in ambito professionale che umano
«Ciascun momento della storia della Sicilia sarà documentato attraverso reperti di provenienza marina che spaziano dalla statuaria ai complementi di navigazione, dalle suppellettili da mensa in metallo prezioso ai più comuni contenitori da trasporto delle diverse tipologie ed epoche (anfore puniche, greche, romane, tardoantiche, arabe, normanne), ai poderosi strumenti da guerra quali alcuni dei rostri navali in bronzo della battaglia delle Egadi del 241 a.C. che sancì l’epilogo della I Guerra Punica, originando, così, l’inizio del dominio romano nel Mediterraneo. Saranno anche presenti cimeli di epoca rinascimentale e moderna come uno dei cannoni della nave genovese di Sciacca e una ricca documentazione di navi disperse tra la prima e la seconda guerra mondiale. La collezione ripercorrerà circa 3500 anni di storia della Sicilia evidenziando anche il difficile lavoro degli archeologi subacquei con un tributo ai pionieri di questa disciplina ma anche con particolare attenzione alle nuovissime metodologie d’indagine e prelievo in alto fondale offerte dalla tecnologia a supporto della ricerca».
Queste le riflessioni introduttive di Sebastiano Tusa, Soprintendente del mare, esperto di archeologia subacquea di fama internazionale, al catalogo della mostra “Mirabilia Maris. Tesori dai mari di Sicilia” tenutasi a Palermo, Palazzo Reale (Sale duca di Montalto), da novembre 2016 a marzo 2017.
La mostra, ideata e realizzata dalla Soprintendenza del Mare, è stata un esempio di collaborazione internazionale poiché condivisa con alcuni prestigiosi musei europei. E’ stato possibile ammirare l’articolata raccolti di oggetti che hanno fatto comprendere quale sia stata l’importanza dei commerci nei quali la Sicilia è stata coinvolta nel corso della lunga storia del Mediterraneo. Il mare non ha restituito soltanto tracce delle rotte, ma anche dei grandi conflitti che videro l’isola al centro di eventi politico-militari epocali. In tale ambito ci viene in aiuto l’archeologia subacquea di cui era tanto innamorato Sebastiano Tusa.
A novembre scorso Tusa è stato presente a Modica parlando di radici identitarie del popolo siciliano in occasione della presentazione della sua ultima opera “Sicilia archeologica” (Edizioni di Storia e Studi Sociali), nell'ambito di una serie di incontri curati da Daniele Pavone per l'anniversario della libreria La Talpa (in questo articolo il reportage). A marzo a Scicli si è occupato della promozione di un parco archeologico (Chiafura, San Matteo), in due dibattiti con Paolo Nifosì, Pietro Militello e altri studiosi e con le autorità civiche.
Docente e scrittore assai prolifico, prima di approdare all’incarico nella Giunta regionale siciliana, è stato soprintendente per i Beni culturali e ambientali di Trapani e a capo della “sua” creatura, la prima Soprintendenza del Mare istituita in Italia con compiti di ricerca, censimento, tutela, valorizzazione e fruizione del patrimonio archeologico subacqueo, storico, naturalistico e demo-antropologico dei mari siciliani e delle isole minori.
Tra le tantissime ricerche, sempre nell’ambito dell’archeologia subacquea, è stato proprio Tusa che nel 2014 ha rivelato particolari inediti sui rostri recuperati nel mare delle isole Egadi, nello specchio acqueo dove, secondo una ricostruzione storica ormai consolidata, si consumò la prima guerra punica (nel 241 a.C.), un’area di mare tra le isole di Levanzo e Marettimo. Notevoli i suoi studi paletnologici e dedicati al Mediterraneo nella preistoria e al Mediterraneo dei viaggi.
Molteplici le iniziative culturali cui ha partecipato qui in Sicilia nel corso di quest’ultimo decennio. A Pozzallo, nel 2016, ha presieduto il Comitato organizzatore della sedicesima edizione del “Trofeo del Mare”. “Un appuntamento – come ebbe modo di precisare nel corso di quella serata - di rilevante interesse ed importanza come punto di riferimento per coloro che amano il mare e sono fortemente convinti che la sua salvaguardia e valorizzazione ecocompatibile sia fondamentale per il futuro del pianeta”.
Quando si parla di Sebastiano Tusa la mente varca i confini della terra per immergersi in un ambiente in cui l’uomo è ospite e da cui c’è ancora molto da imparare: il mare. Tusa da parecchi anni si è speso molto per promuovere e valorizzare il patrimonio storico archeologico subacqueo recuperato, nel tempo, in Sicilia e promuoverlo in un contesto unitario attraverso un percorso storico di notevole livello. Lo conobbi a maggio del 2008 quando venne a Ragusa, in occasione del convegno su “L’archeologia tra terra e mare” promosso ed organizzato dal Centro Studi “Feliciano Rossitto”, in collaborazione con l’Assessorato Regionale Beni Culturali e Pubblica Istruzione, e tenutosi a Ragusa Ibla presso l’Aula Magna della Facoltà di Scienze Agrarie dell’Università di Catania.
Fu un’occasione unica, come ebbe modo di spiegare il Presidente del Centro Studi, on. Giorgio Chessari – «per illustrare le ricerche e le nuove prospettive di indagine sul versante dell’archeologia e, in particolare, nell’ambito della conservazione e fruizione dei reperti che vengono alla luce non solo dagli scavi di terra ma anche dal mare. Tutto ciò grazie all’impegno, ultradecennale, da parte di valenti studiosi da anni dediti alla ricerca di un prezioso patrimonio che viene dal passato». Presenti in sala come relatori Sebastiano Tusa e il padre, 87enne, Vincenzo (accademico dei Lincei; fondatore e direttore di “Sicilia Archeologica”). A Sebastiano (all’epoca responsabile del Centro regionale per l’archeologia subacquea), fu affidata la seconda giornata di studi. Col suo fare pacato ma preciso tenne un’articolata discettazione sui ritrovamenti dell’archeologia subacquea in Sicilia (dai relitti delle isole Lipari al sito preistorico di Pignataro, dal relitto normanno di S. Vito Lo Capo, in provincia di Trapani, alle ricerche su porti ed approdi). Tali ritrovamenti non fanno altro che confermare ciò che emerge dai documenti archivistici attestanti notizie circa le antiche rotte seguite nei secoli scorsi dalle imbarcazioni.
Il viaggio archeologico e professionale di Sebastiano Tusa nel Mediterraneo è stato un percorso esistenziale, che ha investito non solo la sua dimensione di archeologo ma anche quella di uomo di cultura che a questo mare piccolo-grande appartiene e apparterrà per sempre.
Un assurdo incidente aereo, il 10 marzo 2019, ha portato via un amico, uno studioso di chiara fama e impegnatissimo assessore regionale. Rimane la sua opera, su cui molto tempo ancora si dovrà riflettere.
Giuseppe Nativo e Salvo Micciché
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Nella foto (Salvo Micciché): l'archeologo Giovanni Distefano, l'assessore alla cultura modicana Maria Monisteri, l'archeologo e assessore Sebastiano Tusa, lo studioso Daniele Pavone e Francesco Trombadore (Libreria La Talpa), a Modica.