- Argomento: Letteratura
Subito la frase: “L’uomo che non è mai stato in Italia, è sempre cosciente di una inferiorità”. L’autore è Samuel Johnson.
Semisconosciuto in Italia, è invece una sorta di gloria nazionale in Inghilterra. Talmente noto ed apprezzato (nonostante siano trascorsi già quasi 240 anni dalla sua morte a Londra), da essere appellato sempre e semplicemente “Dr Johnson”. Insomma, il dottor Johnson è lui, e lui soltanto.
Samuel Johnson fu critico letterario, poeta, saggista [Link su Wikipedia].
La frase attribuita a questo monumento della cultura anglosassone (era nato a Lichfield nel 1709) è assai emblematica. Chiunque non sia stato in Italia è inferiore a chi, invece, c’è stato. Secco. Netto. E se poi si pensa che a scriverlo sia stato un inglese, e vissuto nel periodo di massimo splendore della Union Jack, abbiamo la misura di quanto effettivamente sia pregno di significato quanto scrive Johnson.
E noi? Noi italiani? Noi dovremmo essere quantomeno orgogliosi del fatto che un figlio di Albione ritenga l’Italia una terra di tale bellezza ed importanza che il non averla visitata rappresenti un handicap, una inferiorità.
Non solo. A ben leggere la celebre frase di Johnson si comprende bene come l’erudito inglese ritenga che a ritenersi inferiori per non aver visitato l’Italia non siano i cretini, gli stolti, i ritardati; ma lo sono e lo saranno gli uomini e le donne che comprendono tale loro inferiorità, al punto da esserne “cosciente”.
È assai interessante la frase di Johnson perché ci rende orgogliosi e nello stesso tempo, spiace dirlo, ci mette davanti al fatto compiuto: siamo barbari. Orgogliosi ma barbari. Orgogliosamente barbari. Barbaramente orgogliosi.
Sì, proprio così. Perché a ben vedere la frase creata dall’inglese alla fine del ‘700 è oggi valida. Lo è. Ma in misura molto inferiore rispetto a trecento anni fa. E il “merito” è tutto nostro. Perché abbiamo distrutto il nostro Paese, perché non succede nulla a incendiare la riserva di Vendicari, non è perseguito chi continua ad insozzare le campagne (nel caso della città di Ragusa anche le strade del centro storico) non si risparmia suolo agricolo né si progettano interventi per prevenire il sempre sottovalutato rischio sismico e quello idrogeologico.
Però siamo orgogliosi.
Saro Distefano