L'introspezione nella poesia di Zosi Zografidou si identifica nel buio e nel silenzio, quasi luoghi della mente che celano la speranza e negano il sogno, cancellano la voce, alter ego della poetessa che si abbandona a un canto struggente d'amore e di solitudine, così come i suoi versi calati nella poetica di ″parole notturne″, laddove ripercorre itinerarî della mente che sempre riconducono al sogno sognato dell'amore: e qui, il silenzio ha l'eloquenza e l'intensità della passione e dell'avventura, proprio come può accadere nelle sequenze di un sogno notturno in cui si susseguono sfoghi, rimpianti, pentimenti: ″Piango/per il tempo che ho perso/senza amarti″ (I versi del poeta).
Una poesia, dunque, che sogna pur dalla propria condizione di solitudine, dalla quale però si genera per riviversi proprio nel sogno insopprimibile dell'amore, non soltanto sperato ma vissuto nell'intensità del giorno, dei suoi sospiri, delle vertigini, dell'intrigo, della complicità, che si apre all'altro e placa l'inganno della vita, quando ″Innocente o colpevole/non ha più senso″ (Mi sono persa).
Sì, una vita in sogno, questa di Zosi Zografidou, nella quale si esalta lo stupore dell'innamoramento o la resa e l'abbandono all'inganno di questo sentimento talora legato a una sorta di ulissismo che trova nell'avventura di viaggio tutto il fascino dell'incognita dell'incontro, della scoperta, dell'intesa. Da qui, gli attributi fondamentali di una poesia che scorre sulle corde tese di una ispirazione che è insieme elegiaca ed esistenziale. Per esempio, la similitudine insistita nell'anafora sembra voler contenere il lamento o l'implorazione o il rimbrotto: ″Sei come il vento″, che apre la strofa e la conclude nel tono consapevole e deluso del distacco: ″Così sei entrato nella mia vita/per avvicinarmi/e allontanarti/all'improvviso/come il vento″ (Sei come il vento).
Dialoghi a distanza che viaggiano nell'etere alla ricerca del proprio interlocutore perduto, del quale ″Si perdono le voci/e si ritrovano″ (Nell'immensità dell'universo) e, di conseguenza, ecco un flusso ininterrotto di immagini a definirne la moltitudine di sentimenti, sussulti, tumulti dell'animo; ma anche le ferite e le aspettative del cuore. Qui è inesistente la pausa della punteggiatura, come a sottolineare un affanno esistenziale, un'inquietudine che non si risolvono certo nell'abbandono pacificante di un momento di requie.
La poetessa è tutta proiettata nel passato -dove vive la struggenza del tempo perduto- e nel ricordo di un'immagine, di un momento, di un sorriso non più possibile, come nello svanimento di un sogno bugiardo che illude e si nega nell'oltraggio dell'inganno, ma che pure conforta se può illudere solo un momento: ″Felice volare/con le ali di Icaro″ (Solo parole).
Infine, nella notte si compie il rito della discesa ad Inferos e paradossalmente se ne ricava un diario dell'anima, possibile nel processo introspettivo che restituisce noi a noi stessi, oggettivando i nostri sentimenti e conflitti, le insopprimibili tensioni all'avventura d'amore, come in Ho perso il sogno: ″Ho perso il sogno/stanotte/dall'ansia/di non perdere/neanche un momento/a pensarti/a sentirti″.
Giovanni Occhipinti
Note biografiche
Zosi Zografidou è Professore Ordinario presso il Dipartimento di Lingua e Letteratura Italiana della Facoltà di Lettere dell’Università “Aristotele” di Salonicco.
È stato Direttore del Master in ‘Lingua e Cultura Italiana’ presso lo stesso Dipartimento. Presidente Onorario del Comitato di Salonicco della Società Dante Alighieri. Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia.
Nata a Salonicco (Grecia). Laurea in Lingua e Letteratura Italiana (1985), in Biblio-teconomia (1990), Master (1991) e Dottorato di Ricerca in Letteratura Italiana (1998) presso la Facoltà di Lettere dell’Università “Aristotele” di Salonicco. Ha seguito Corsi di Lingua e Civiltà Italiana come borsista del Ministero degli Affari Esteri dell’Italia e dell’Università Cattolica “del Sacro Cuore” di Milano (1985), dell’Università degli Studi di Milano (1987), dell’Università per Stranieri di Perugia (1989) e dell’Università di Siena (1991).
Studiosa delle relazioni letterarie italo-elleniche. La sua attività di ricerca appare su diverse linee di ricerca che comprendono: Storia della letteratura italiana, Storia delle traduzioni della letteratura italiana, Traduzione letteraria, Letteratura di viaggio. Ha svolto varie ricerche sulla fortuna greca di scrittori italiani tra cui Dante, Petrarca, Boccaccio, Quasimodo, Leopardi, Negri, Madieri, Tabucchi.
Svolge anche attività di traduzione di testi letterari. Va ricordata la sua versione in lingua greca di O Ηγεμόνας (Il Principe) di Niccolò Macchiavelli (Salonicco, Vanias, 1991; Atene, Elefterotipia, 2010). Ha tradotto testi di Antonio Tabucchi, Claudio Magris, Marisa Madieri, Mario Specchio, Paolo di Paolo, Adriana Assini, Renzo Ricchi, Brigidina Gentile e altri.
Tra i suoi contributi spiccano: La presenza della letteratura italiana in Grecia (Salonicco, Paratiritis, 1999). Voci italiane in Grecia (Roma, ARACNE, 2013). Le è stata assegnata assieme a Pedro Luis Ladròn de Guevara la V edizione del Premio Letterario “Ninfa Galatea-Lido dei Ciclopi” (2011), promosso dall’Istituto di Storia dello Spettacolo Siciliano per il libro di poesie e immagini Viaggio in un’Italia senza tempo (Murcia, Pictografia, 2011) catalogo della omonima mostra. Ha curato il volume Tempo spazio e memoria nella letteratura italiana. Omaggio a Antonio Tabucchi (Salonicco, USPress – Roma, Aracne 2012).