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  • Autore: Edvige Giunta, Mary Anne Trasciatti (eds)
  • Editore: New Village Press
  • Titolo: Talking to the Girls

Il 25 marzo 1911 un incendio alla fabbrica Triangle Shirtwaist di New York ha causato la morte di 146 persone, fra cui 24 donne e ragazze siciliane. Oggi l’avvenimento viene ricordato in onore delle vittime e per i legami che intreccia con il presente. Un libro curato da Edvige Giunta e Mary Anne Trasciatti

 

Rosaria sta per tornare a casa.

Sono le 4:40 di un sabato pomeriggio. È il 25 marzo, è primavera.

Ha appena ricevuto la sua paga. Lei fa l’operaia alla fabbrica Triangle di Manhattan, a New York.

Cuce camicette alla moda.

Rosaria però non ci torna a casa, perché muore lì, alla fabbrica.

Rosaria ha 14 anni.

Sua sorella Lucia di anni ne ha 19, e muore anche lei quel giorno.

Rosaria, Lucia e la loro mamma, Caterina, sono tre delle 24 donne siciliane morte nell’incendio alla fabbrica Triangle il 25 marzo 1911. Altre 105 donne e 17 uomini sono morti quel giorno insieme a loro.

L’incendio del Triangle appare come un fatto lontano nel tempo e nello spazio, ma non è in realtà così lontano quanto possa sembrare.

 

 

We sing your name

«I lavoratori e le lavoratrici del Triangle hanno sperimentato in prima persona il fallimento di un sistema economico incentrato sul profitto a spese della vita umana» spiegano Edvige Giunta e Mary Anne Trasciatti in Talking to the Girls: Intimate and Political Essays on the Triangle Shirtwaist factory Fire, pubblicato il 22 marzo 2022 dalla New Village Press, una casa editrice newyorkese.

Solamente un anno prima dell’incendio, dal settembre del 1909 al febbraio del 1910, le lavoratrici della fabbrica avevano scioperato insieme ad altre migliaia di operaie per ottenere salari migliori, orari ridotti e una rappresentanza sindacale. All’epoca quello era stato il più grande sciopero di lavoratrici, divenuto noto come “la Rivolta delle 20.000”, e aveva portato molti proprietari di fabbriche a soddisfare le richieste delle operaie.

Non Max Blanck e Isaac Harris, proprietari del Triangle Waist Company. Loro non hanno concesso i diritti alle persone che lavoravano nella loro fabbrica, che non aveva neanche le adeguate misure di sicurezza antincendio.

La fabbrica era situata ai piani 8, 9 e 10 di quello che oggi è il Brown Building di New York. L’incendio, causato probabilmente da una sigaretta finita in mezzo a tessuti infiammabili, è partito dall’ottavo piano. Subito è arrivata la chiamata al piano decimo, dove si trovava l’ufficio dei capi. Al nono piano non è arrivato l’avviso.

Le risorse dei pompieri non erano sufficienti: avevano acqua limitata e le loro scale a pioli non raggiungevano il nono piano dell’edificio. Joseph Zito, l’operatore dell’ascensore, riuscì a portare in salvo più di cento persone. Nel 2011 la scrittrice italo americana Annie Rachele Lanzillotto ha composto una ballata in onore di quest’uomo italo-americano che ha messo in pericolo la propria vita per salvare quella degli altri: We sing your name. Thanks Joe! Thanks Joe! Thanks Joe! Thanks Joe!

146 persone invece morirono. Più di 50 donne e ragazze si lanciarono dal nono piano per cercare di scappare. La maggior parte delle vittime dell’incendio appartenevano alle comunità di emigrati dell’Europa dell’Est e italiana, soprattutto siciliana.

 

Ricordatevi di noi

Ricordatevi di noi, siamo morte in una fabbrica recita il canto 8 marzo del Movimento Femminista Romano del 1976. Ancora oggi in Italia l’incendio alla fabbrica Triangle, il Triangle Fire, viene ritenuto da molti erroneamente la causa della Giornata Internazionale delle Donne perché la sua data è confusa con l’8 di marzo.

Quel canto però esprime decisamente l’anima dell’incendio al Triangle e delle sue vittime.

Il fuoco può bruciare tutto ciò di materiale con cui entra in contatto, ma non la memoria. Oggi 32 delle donne italiane morte in quell’incendio sono in un certo senso tornate a casa: dopo la pubblicazione nel 2014 di Camicette bianche di Ester Rizzo Licata, che è riuscita a risalire alla località natia di queste donne, l’organizzazione Toponomastica Femminile ha promosso una petizione per dedicare piazze, strade o parchi ai nomi delle vittime nelle loro rispettive città di nascita.

Sono tornate nella loro Italia quelle ragazze e donne che l’avevano lasciata in cerca di una speranza e che hanno trovato invece la morte.

E resteranno insieme dove sono morte. Sul luogo dell’incendio, grazie all’impegno dell’organizzazione Remember the Triangle Fire Coalition, di cui Trasciatti è presidentessa, verrà infatti costruito un memoriale basato su un progetto di Uri Wegman e Richard Joon Yoo che porterà i nomi di tutte le 146 vittime del Triangle fire.

Un nastro di acciaio costruito sull’impronta di un Collective Ribbon, un Nastro Collettivo, fatto di pezzi di stoffa con un valore affettivo donati per la causa scenderà dal nono piano dell’ex fabbrica.

«Abbiamo parlato coi discendenti che portano con sé questa storia lontana ma ancora pesante» spiega Joon Yoo in Talking to the Girls. «Questi incontri, queste storie ci hanno aiutati a capire che il memoriale doveva nascere da coloro a cui sarebbe servito, che doveva essere un memoriale per il pubblico dal pubblico».

La ministra Elena Bonetti il 21 marzo 2022 ha visitato il sito dell’incendio, dove Richard Joon Yoo le ha descritto il progetto del memoriale. In occasione della visita le è inoltre stato regalato il libro Talking to the Girls.

 

Memoria

Esistono fatti per cui la memoria si palesa con potenza come una necessità.

Per questo è stata creata la Triangle Fire Memorial Association, fondata da Serphin e Vincent Maltese, nipoti di Rosaria, Lucia e Caterina che nell’incendio hanno perso la vita. L’associazione è stata sviluppata per supportare e promuovere memoriali, cerimonie e progetti che incoraggino tutti a ricordare la tragedia e onorare le vittime.

«La tragica morte di mia nonna Caterina e delle mie zie Lucia e Rosaria ha avuto un enorme effetto nella mia vita. Nonostante io sia nato nel 1932, questo passato significativo era enfatizzato dal mio stretto rapporto con mio nonno Serafino, da cui ho preso il nome, che era pieno di dolore» spiega Serphin Maltese, Senatore dello Stato di New York dal 1989 al 2008.

«La relazione familiare, la tristezza della tragedia non mi ha lasciato fino ad oggi e ha influenzato fortemente la mia vita principalmente come Senatore rappresentante un distretto di classe lavoratrice per 20 anni, che ha iniziato e promosso leggi a favore dei lavoratori che hanno influito sulla sicurezza, sul contesto lavorativo e sulle vite di lavoratori e lavoratrici. Io devo il mio successo nella vita a mia madre, mio padre, mia moglie Constance e al mio legame con la nostra famiglia del Triangle Factory Fire».

La moglie Constance Del Vecchio ha dipinto un ritratto di Lucia, Rosaria e Caterina posizionate di fronte alla fabbrica. «Volevo che le persone guardandolo vedessero delle persone reali» ha spiegato l’autrice.

Nel nome della memoria è stato pensato il libro Talking to the Girls. È significativo che questa prima antologia sull’incendio sia curata da due donne italo-americane (Giunta è nata a Gela e Trasciatti è di terza generazione) perché solo negli ultimi decenni si è parlato di questo episodio storico nel contesto dell’emigrazione italiana.

«Talking to the Girls non è un libro sull’incendio, ma sui modi in cui il Triangle continua a chiamarci» spiegano Giunta e Trasciatti. L’incendio è raccontato attraverso i ricordi e le memorie di oggi, attraverso le commemorazioni alle vittime e agli insegnamenti spiegati ai e alle più giovani.

Il libro sarà presentato in Italia il 25 marzo 2022 alle ore 19 in streaming sulla pagina Facebook Casa Internazionale delle Donne.

 

In Bangladesh è il 1911

«In Bangladesh non è il 2011. È il 1911». Ha detto così Kalpona Akter, attivista per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, parlando a New York in occasione del centenario del Triangle fire.

In Bangladesh Akter ha iniziato a lavorare in fabbrica quando aveva 12 anni, sperimentando in prima persona quello stesso sistema economico che ha causato l’incendio al Triangle. «Questa esperienza ha ispirato il mio attivismo» spiega in Talking to the Girls. «Mi ha insegnato che, come lavoratrice, non avrei dovuto subire abusi».

«Il Triangle per me è un simbolo: “Chi è responsabile di questo? Il sistema economico avido, le società» continua. «E noi dobbiamo cambiarle».

L’incendio al Triangle non è un fatto concluso. Si ripete ogni volta che nel mondo chi lavora deve piegarsi, scendere a compromessi per i propri diritti. Si ripete quando qualcuno muore sul lavoro. Si ripete quando qualcuno muore perché il lavoro non ce l’ha.

Non si può scindere ciò che viene fatto oggi da ciò che è successo nel passato. C’è un filo che unisce le lotte politiche di oggi con gli eventi passi, il malcontento di oggi con quello che è stato.

 

Chiara Magrone

 

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Dida: La foto del quadro rappresenta "Constance Del Vecchio Maltese: Ritratto di Rosalia, Lucia e Caterina", pubblicato qui con il permesso del Senatore Serphin Maltese, che ringraziamo 

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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