- Autore: Giuseppe Micciché
- Editore: Centro Studi Feliciano Rossitto
Pubblicato un nuovo saggio storico del professor Giuseppe Micciché: L’emancipazione della donna in Sicilia (Centro Studi Feliciano Rossitto, 2018)
Ragusa, 14 agosto 2018 – In Sicilia l’ingresso dell’elemento femminile nella sfera pubblica, entro la quale più che nella sfera privata si rende visibile il livello di parità con l’uomo, è risultato estremamente ostacolato e ridotto di fatto entro limiti molto modesti da una realtà arretrata sotto l’aspetto economico e sociale e da condizioni di vita che vedono subordinato il “sesso debole”. Se a ciò si aggiungono una corposa presenza della proprietà latifondistica, patti agrari vessatori, insediamenti industriali asfittici, un’altissima percentuale di analfabeti di sesso femminile e “una presenza ecclesiale fortemente ascoltata e alimentatrice di principi che riservano alle donne il privato”, si comprende benissimo come il cammino della donna verso la completa espressione delle proprie capacità sia stato alquanto articolato e difficile.
A scandagliare l’articolato periodo storico isolano che va dagli ultimi decenni dell’800 ad oggi, con particolare attenzione all’area degli Iblei, attraverso una certosina ricerca supportata da una nutrita bibliografia e sviluppata tenendo conto dei variegati ambiti (sociali, culturali, economici e politici) in cui la storiografia ha maturato il suo percorso è il pregevole saggio “L’emancipazione della donna in Sicilia” (Editore Centro Studi Feliciano Rossitto, Ragusa, 2018, pp. 116) dello storico santacrocese Giuseppe Micciché, con maturata perizia su variegate tematiche riguardanti la storia politica e sociale siciliana tra ‘800 e ‘900.
Abbiamo posto allo storico alcune domande per capire meglio la tematica del libro.
• Si tratta di una difficile itinerario della donna in una Sicilia molto arretrata?
– “Di questa condizione di arretratezza troviamo conferma in una letteratura abbastanza estesa, che comprende inchieste parlamentari e private – da quella del Franchetti e Sonnino del 1876 e del Damiani del 1883, a quella del Lorenzoni del 1907 – studi etnografici – in particolare del Pitrè e del Salomone Marino – romanzi e novelle – soprattutto del Verga, del Capuana e del De Roberto”.
• Qual è il panorama in ambito politico?
– “Di politica la donna non si intendeva. Raramente se ne parlava in casa. La partecipazione alla vita politica risultava molto limitata anche per gli uomini. Il sistema elettorale, introdotto con la legge del 1860, riproducente quella già in vigore nel Piemonte, faceva sì che nei vari Comuni gli impegni di natura politica ed amministrativa riguardassero pochi elementi, i cosiddetti ‘notabili’. Nel 1861, su una popolazione di 126.043 abitanti, appena 2.541 uomini godevano dell’elettorato e risultavano compresi nelle liste relative ai tre collegi – Comiso, Ragusa Superiore, Modica – in cui il Circondario era diviso”.
• Si sono verificati contributi di donne a manifestazioni di lavoratori contro i gravami fiscali?
– “Se ne sono registrati durante la vicenda dei Fasci siciliani, ai primi del nuovo secolo. Il primo dopoguerra vede a Vittoria, Comiso, Modica, Scicli un certo numero di donne partecipare ad agitazioni popolari fortemente coinvolgenti. Per larga parte degli anni ’20 e tutti gli anni ’30 giovani fasciste, vedove di guerra, massaie rurali vengono ampiamente mobilitate nel quadro delle manifestazioni volte a garantire il consenso al nuovo regime, mentre la filosofia maschilista, sostanzialmente condivisa dalla Chiesa, continua a dominare tenendo le donne nella vecchia subordinazione”.
• E dal secondo dopoguerra?
– “Si creano finalmente condizioni favorevoli alla fuoriuscita dell’elemento femminile dall’ambito ristretto del privato per immettersi in misura crescente quale elemento attivo nel sociale e nel politico”.
Giuseppe Nativo
Giuseppe Micciché
Già docente di discipline umanistiche nelle Scuole secondarie, co-fondatore nel 1981 del Centro Studi “Feliciano Rossitto” di Ragusa (ricoprendo la carica di Presidente fino al 2002), ha al suo attivo non pochi saggi che vanno a sviscerare, in maniera esaustiva, variegate tematiche riguardanti la storia politica e sociale siciliana tra ‘800 e ‘900 (tra cui “Dopoguerra e fascismo in Sicilia”, 1976; “Il Movimento Cattolico nella Sicilia sud-orientale”, 1994; “Santa Croce Camerina nei secoli”, 2003; “Il Movimento socialista nella Sicilia sud-orientale”, 2009; “Economia e sviluppo in terra iblea”, 2014; “Il Partito Comunista nell’area degli iblei 1919-1965”, 2014; “Stampa cattolica e società nella Sicilia sud-orientale dai Borboni al Fascismo”, 2016; “La ripresa democratica – Politica e Società nei comuni iblei 1943-1948”, 2017).