Libri

  • Autore: Marinella Tumino

“L’urlo del Danubio”, il libro di Marinella Tumino presentato alla Biblioteca Comunale “Verga” alla presenza dei relatori e di un folto pubblico

 

Ragusa, 13 Aprile 2018 – I binari della memoria percorsi da Marinella Tumino sono reali. Non c’è frutto di fantasia nel suo ultimo lavoro editoriale se non per i racconti che accompagnano le varie  fermate della memoria storica. Sette binari, sette urli che squarciano il cielo di Auschwitz, Dachau, Trieste, Birkenau, Cracovia, Budapest. La storia scorre su questi binari. È una storia orribile, di quelle per cui si vorrebbe gridare sempre, ogni giorno per non dimenticare: ”Ne plus jamais!”. Così recita, infatti,  il monito che sovrasta il lager di Dacau. 

Un monito che viaggia sui binari e attraversa tutti i luoghi di sterminio nazista. Il dolore percorre questi binari, sia nella fedele ricostruzione storica che l’autrice fa di questo periodo buio che nei racconti annessi al capitolo di riferimento. Ma la sua ricostruzione storica è anch’essa un racconto. 

L’autrice visita questi luoghi ed è qui che prima e terza persona si mescolano. Adesso è lei il racconto, lei la protagonista. Le sue emozioni rivivono quei giorni sia nella visita della casa ad Amsterdam della piccola Anna Frank che nella sua silenziosa e composta presenza sulle sponde del Danubio dove ancora oggi centinaia di scarpette di bronzo, opera dello scultore Gyula Pauer,  stanno a ricordare lo sterminio ad opera delle Croci frecciate.

“Il Danubio che accoglie”, scrive Marinella Tumino, quasi una madre che conforta dal dolore queste povere vittime. ”Le lacrime, allora, scendono mute mentre il mormorio del fiume continua a cullare quelle voci”, scrive Marinella Tumino. È qui che si inserisce il racconto veritiero de “Il gelataio di Budapest e quello di fantasia de “L’urlo del Danubio”, ovvero la storia di Jòzsef. In quest’ultimo si fa fatica a distinguere il racconto dalla storia, poiché l’autrice coglie quelle emozioni con il suo cuore, immedesimandosi nei personaggi che la stessa descrive con accuratezza di immagini. Sono così reali le emozioni tradotte in prosa che ci si dimentica dei confini. 

“L’urlo del Danubio –ha detto l’editore Carlo Blangiforti– ha motivato l’impegno della nostra Casa Editrice che è quello della convivenza, della storia, del rispetto degli altri, della vita. È senza dubbio una testimonianza forte legata al sentimento dell’autrice. C’è anche un aspetto legato ad una interpretazione puramente di finzione: raccontare attraverso la creazione una  vicenda che ha coinvolto milioni di europei, di nostri fratelli.  C’è anche un aspetto più documentario legato alle testimonianze storiche, giornalistico, alle leggi razziali. Tutto questo materiale è entrato per volontà dell’autrice nel libro alla quale come editore abbiamo dato una mano per organizzare il lavoro. Il libro racconta quello che siamo stati e che non vorremmo mai più essere”

 

Quale la finzione e quali le fonti vere a cui Marinella ha attinto per la messa in opera di questi racconti? 

“In questo lavoro mescolo il vero con il verosimile –ha detto l’autrice– a parte le fonti storiche che sono reali. A queste fonti storiche ho incastonato dei racconti, che potremmo definirli con la memoria Manzoniana racconti storici. Una cornice storica ben definita in cui si muovono dei personaggi verosimili. 

 

“Quale binario ti ha toccata nell’anima più degli altri e perché?

“Sicuramente quello di Auschwitz –continua la Tumino– dove nel 2011 sono stata con i miei alunni per un progetto. Emozionante è poi vedere i miei ragazzi piangere all’interno del campo. Siamo stati tatuati con un marchio che ci ha toccato l’anima. Questo viaggio ci ha portato fino ai confini dell’anima. L’altro binario è stato quello dell’alloggio di Anne Frank ad Amsterdam. L’esperienza di ripercorrere i luoghi in cui ha vissuto questa ragazzina, di specchiarmi dove si specchiava lei, guardare le foto che lei personaggi famosi che lei attaccava al muro, la soffitta in cui lei ha condiviso i suoi momenti di interiorità”.

 

Danilo Amione, critico cinematografico ed insegnante, ha curato la prefazione de “L’urlo del Danubio”. 

“Sono stato felicissimo di curare la prefazione del libro di Marinella Tumino –ha detto Danilo– Ho apprezzato la sua  capacità di universalizzare la paura, lo ha fatto in un modo composito. Ha messo in scena  tutte quelle sfaccettature che solamente una donna avrebbe potuto mettere in campo: l’essere donna, l’essere una madre, l’essere una figlia. Non è cosa facile perché si tratta di un esercizio plurale di sentimenti. Mettere in scena la figlia significa mettere in scena la memoria di se stessa oggi madre mentre guarda i suoi figli. Questo è stato l’elemento base che ha veicolato in lei la capacità di mettere giù uno scritto che diventa la testimonianza di un elemento personale.  In lei c’è stato un sentimento. In lei c’è stata la capacità di fotografare un sentimento che è stato quasi alterato dalla storia ma che lei rimette al posto suo. Rimettere un personaggio li dove era stato da piccolo significa riattivare un’umanità che era stata persa per sempre. Si è staccata dai fatti e vi è entrata in maniera molto ampia. E questo può essere fatto solo da una donna”. 

È stato notato come nel racconto “Oltre il filo spinato”  emerge un fiore nel deserto dell’orrore, ovvero “l'Amore” che è una costante dei racconti di Marinella ( vedi “Frammenti d’anima”, “Trame d’inchiostro”). E come ha affermato l’autrice,  parlare di Shoah, di cui Auschwitz ne è l’emblema, sembra quasi che parlare d’amore in questo contesto sia come profanare l’orrore. Ma qui non occorreva ricordare l’orrore ma denunciarlo con i propri sentimenti.

 

In questi luoghi che Marinella percorre nel suo libro emerge un viaggio fisico e viaggio interiore, ovvero “brividi di freddo”, per le basse temperature,  e “brividi di rabbia”. I media ci riportano immagini di grande freddo e rabbia anche oggi in altri luoghi martoriati in cui sono soprattutto i bambini ad avere la peggio: pensiamo alla guerra in Siria, nello Yemen,  nella Striscia di Gaza e in altri posti devastati dalle bombe. È la storia che si ripete ? Cosa hanno dimenticato gli uomini per continuare a farsi guerra?

“Devo dire che la storia –ha concluso la scrittrice– è maestra che insegna, ma noi che siamo gli alunni dimentichiamo perché siamo assetati di potere, perché vogliamo l’egemonia su un altro Paese e altro ancora. È questo è il motivo per cui ricordare e far ricordare e non solo il 27 gennaio in occasione della Giornata della Memoria, è importante!

Di grande impatto sono state le letture di alcuni brani da parte dell’attrice Giada Ruggeri. Un tocco di professionalità non indifferente che ha ulteriormente emozionato il folto pubblico in sala.

 

Giovannella Galliano

Ragusa, 19 marzo 2018 – Giovedì 22 marzo 2018, alle ore 17.00, presso il Centro Studi Feliciano Rossitto di Ragusa (via Ettore Majorana 5), presentazione del volume “Da Camarina a Caucana. Ricerche di archeologia siciliana”, di Paola Pelagatti, pubblicato per i tipi di Gangemi editore. 

Questa raccolta di scritti su scavi e ricerche a Camarina, Santa Croce Camerina-Punta Secca, nelle necropoli sicule di Castiglione e Monte Casasia dell'entroterra e in altri siti del ragusano, consiste in una riedizione di contributi pubblicati in numerose sedi, dal Bollettino d'Arte del Ministero dei Beni Culturali, all'Istituto Italiano di Numismatica, a Kokalos (Istituto di Storia Antica, Università di Palermo), all'Archivio Storico Siracusano, e ad altre riviste, nell'arco degli anni della permanenza dell'Autrice a Siracusa, nella Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Orientale.

La riedizione è arricchita da testi inediti, integrazioni e appendici frutto di nuovi dati e della continua attività di ricerca in ambito archeologico. 

Introduce Giorgio Chessari, presidente del Centro Studi “Feliciano Rossitto” di Ragusa . Saluti dei Presidenti e del Sindaco di Ragusa, Federico Piccitto.

Interventi di Giovanni Di Stefano (Museo di Camarina, Università della Calabria), Massimo Frasca (Università di Catania)Giuseppe Voza (Soprintendente Emerito di Siracusa).

La professoressa Paola Pelagatti (Accademia Nazionale dei Lincei) concluderà i lavori.

Sarà presente l’Editore Gangemi.

 

L’iniziativa è resa possibile grazie alla sinergica collaborazione di Centro Studi “F. Rossitto”, Comune di Ragusa, Archeoclub d’Italia-sez. Ragusa, Associazione Culturale “Genius”.

Giuseppe Nativo

Scicli, 14 marzo 2018 – Luca Spennacchio è uno dei massimi istruttori cinofili in Italia, oltre che docente di corsi di formazione per: educatori cinofili, operatori di canile, conduttori  in pet-therapy, consulente in zooantropologia applicata. 

Tra i fondatori della Scuola C.Re.A. per la formazione di Consulenti Educativi e Consulenti Istruttivi, è docente dei suoi master e corsi di formazione professionale. 

Nel 2005 è stato nominato Commissario Tecnico Nazionale per il CSEN (Centro Sportivo Educativo Nazionale)/ CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) del settore Cinofilia che ha contribuito a fondare allo scopo di promuovere il programma “Buon Cittadino a 4 Zampe”. 

Sarà a Scicli, nell’ambito delle manifestazioni per il 40esimo del “Giornale di Scicli”, il 16 marzo per presentare i suoi più recenti libri: “Canile 3.0″ e “Uno+uno= Infinito”. Converserà con Simone Puccia e il pubblico. 

L’appuntamento alle ore 18,30 presso il Mov. Brancati in via Aleardi. 

Ingresso libero.

 

Giuseppe Pitrolo

  • Autore: Ignazio La China
  • Editore: Il minuto d'oro

Scicli, 22 giugno 2017 – Una giornata alla scoperta del Beato Guglielmo, delle radici socio-culturali di Scicli, quella che si svolgerà nella cittadina barocca iblea il prossimo 24 giugno, alle ore 16:30 presso la Chiesa Madre, con la presentazione del libro, edito da Il Minuto d’Oro, di don Ignazio la China, Il processo di beatificazione di san Guglielmo Eremita.

Alla discussione interverranno, moderati dal Professor Giuseppe Pitrolo, i sacerdoti Ignazio Petriglieri, Antonio Sparacino e studiosi come i professori Paolo Militello, Paolo Nifosì e il dottor Alessio Ruta e, all’interno della chiesa, si potranno ammirare per tutta la giornata i manoscritti originali del processo di beatificazione di san Guglielmo.

Subito dopo la fine della conferenza, dalla Chiesa Madre partirà una passeggiata alla scoperta dei luoghi di San Guglielmo a cura dell’Associazione Culturale “Tanit Scicli” che toccherà diverse tappe fondamentali nella vita dell’eremita come la chiesa di San Matteo, l’eremo dove è vissuto e morto e la chiesa di Santa Maria la Nova, sito finale dell’escursione e sede, dalle 20.45 del concerto per organo a canne presso con musiche dal ‘500 al ‘700 tenuto dal M°. Marcello Giordano Pellegrino.

Originale iniziativa sarà, infine, quella che si potrà letteralmente gustare sabato e domenica nei ristoranti che hanno aderito all’iniziativa, ovvero un menu tematico e dedicato alla vita e ai miracoli di San Guglielmo.

Sarà possibile acquistare il libro durante la presentazione dello stesso, anche con pacchetti dedicati che comprendono anche la passeggiata o ancora la passeggiata e la cena tematica.

 

Per informazioni: 

Edizioni Il Minuto d’Oro, 3401268917

Associazione Culturale Tanit Scicli, 3388614973 –  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo." Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

  • Autore: Salvo Micciché
  • Editore: Biancavela - Il Giornale di Scicli
  • Titolo: Scicli: onomastica e toponomastica

Etimologia e storia dei cognomi e dei luoghi di Xicli con appendice araldica

 

Ragusa, 22 maggio 2017 – Nel 1991 nasce il primo volume dell’Onomastica di Scicli (edizioni Il Giornale di Scicli) e nel marzo 2017 Salvo Micciché pubblica l’evoluzione di tale libro con   “Scicli: Onomastica e toponomastica” (Biancavela - Il Giornale di Scicli). 

Il libro presentato  precedentemente  a Scicli al Caffè Letterario Brancati, ha avuto anche un momento di condivisione con i lettori ragusani nel saloncino della Libreria Flaccavento alla presenza dello storico Giuseppe Nativo, che ha curato la postfazione del volume (la prefazione è di Giuseppe Pitrolo), dell’archeologa Stefania Fornaro che ha contribuito alla stesura con la sua consulenza e con alcuni contributi nel libro. 

Il cospicuo volume di 326 pagine è frutto di un lavoro certosino e di grande conoscenza del territorio da parte di Salvo Micciché, direttore editoriale del quotidiano on line Ondaiblea, studioso di filologia, filosofia oltre che di sicilianità e storia locale, conoscitore di varie lingue come l’inglese, il russo, il francese, lo spagnolo, l’arabo, l’ebraico e, grazie ai sui studi classici, anche di greco e di latino. 

Questo nuovo libro si aggiunge ai fortunati volumi dedicati alla poesia in lingua siciliana, quali “Argu lu cani”, “Zaghiri e Parmi” e a quello di poesia italiana, “Dall’Alba ai Girasoli”, pubblicato insieme a Marco Iannizzotto.  

A 26 anni di distanza dal primo libro, di 85 pagine,  Salvo Micciché riesce  a fare un altro volume sull’etimologia e la storia dei cognomi e dei luoghi di Scicli, con 550 voci onomastiche del precedente libro (ora 1100), aggiungendo 200 toponimi, note storiche, archeologiche, araldiche, etimologiche e semantiche. Il volume, inoltre, fornisce un prezioso stemmario con 138 armi araldiche. Il professore Giuseppe Pitrolo ha  intitolato la prefazione al libro “Il mosaico dei nomi”. In una sorta di  lettera medievale all’autore, sottolinea come il volume “Scicli: Onomastica e Toponomastica, ha perfezionato l’interdisciplinare metodo di lavoro di Micciché, che si fa pure sociologo e storico della contemporaneità, unendo, dice Pitrolo, ”la tua accuratezza con la modestia di chi vuol offrire”materiali” per portare avanti la ricerca”.

“L’onomastica è una scienza - ha detto Nativo - che per troppo tempo ha lamentato interesse, una sorta di sorella minore di altre discipline. La carenza  si nota ancora di più se si pensa all’ampiezza e al fascino dei territori onomastici. Il nostro autore, invece ci fornisce un ampio panorama attraverso il suo libro. Stesso discorso credo si possa applicare alla toponomastica, ovvero a quella disciplina che scopre non solo l’origine ma anche il significato dei luoghi. Tracce  distinte della storia del nostro territorio, crocevia di popoli del nostro mar Mediterraneo. Salvo Micciché accompagna il lettore  in quello che fu il processo di formazione e di trasformazione del territorio sciclitano. Il nostro autore come una sorta di archeologo della lingua va a riportare alla luce del sapere autentiche schegge di lingue ormai dimenticate, incastonate come fossili negli apporti alluvionali delle parlate successive”.

 Importante contributo al libro rappresentano i medaglioni del dottor  Guglielmo Pitrolo (tratti da un libro edito da Il Giornale di Scicli), appassionato cultore di storia e di “spigolature sciclitane”.

L’autore, nella sua introduzione al libro, ci ricorda una descrizione di Scicli della metà del XII secolo, da parte del geografo arabo Al Idrisi che nel libro di Ruggero racconta come “La rocca di Siklah, posta in alto sopra un monte, è una delle più nobili, e la sua pianura delle più ubertose…”. Scicli, infatti, tra il 1100 e il 1200 era uno dei principali centri di vita civile e commerciale della Sicilia. Qui, come nel resto dell’isola, convivevano l’anima araba e quella cristiana. Anche i  cognomi ed i toponimi, dunque, risentono di questa presenza. “In questa prospettiva, dice l’autore, vengono spesso in soccorso la storia (e l’archeologia), l’araldica, l’antropologia e perfino la sociologia; ed è quanto abbiamo tentato cercando di mettere insieme tutte le fonti”.

Il volume non può non alloggiare in una libreria che si rispetti, contiene le origine dei cognomi più noti di Scicli ma anche della provincia, data la diffusione fisiologica, e la discendenza più o meno nobile del casato.

 

Curiosando tra le pagine ecco alcuni esempi: 

Blandino - probabile origine normanna o provenzale. In Francia si trova Blandin, pittore Andrè J. Blandin. 

 Criscione - In Sicilia cresciuni è il lievito madre per il pane. Il cognome è molto diffuso a Ragusa.Furono baroni di Corallo, succeduto a Occhipinti,.. titolo confermato nel 1872

Garofalo -  dal greco  moderno garúfalon. Intorno al 1640 un Biagio Garofalo si trasferì da Comiso a Scicli… A Scicli un Matteo Garofalo donò a Santa Maria della Pietà (poi Santa Maria La Nova) “un censo di 7 tarì con l’obbligo della celebrazione di una messa nei sette venerdì che precedono la festa si Santa Maria della Pietà”

Licitra - In siciliano li citra, gli agrumi (cedri, limoni). Vari toponimi portano questa denominazione. Si trova un atto, in Ragusa del 1543 in cui Andreana Licitra e suo marito Giuseppe Schirinà nominano eredi i figli Paolo, Antonino, Vincenzo e Augustino.

 

Anche sui toponimi riportiamo alcuni esempi:

Arizza - Vi sfocia il Torrente Modica-Scicli. Nel XIX sec. vi erano dei pantani, bonificati poi con l’avvento, dagli anni Trenta, del Consorzio di Bonifica delle Paludi di Scicli.

Cavalarica - Cavadaliga (Cava Larga ma anticamente anche Punta dell’Alga Grande. Comprende varie contrade…

Donnalucata - Si hanno testimonianze arabe (Idrisi):  “fonte delle orazioni”, perché l’acqua non vi sgorga se non durante le ore delle preghiera islamica,  poi anche “il fonte in mezzo al mare”(…). Carioti parla di due fonti e afferma che gli arabi avrebbero cambiato un originario nome di “Fons Acate” in “Ayn Lucat” (che poi fu latinizzato in Donna Lucata)…

 

Altri e più significati possono essere consultati ampiamente nel volume, disponibile già in libreria, in cui ognuno di noi può ritrovare la propria discendenza o catalogare la propria contrada.

 

Giovannella Galliano

Leggi tutto …Scicli: onomastica e toponomastica. Il mosaico...

  • Autore: Salvo Micciché
  • Editore: Biancavela - Il Giornale di Scicli
  • Titolo: Scicli: onomastica e toponomastica

Ragusa, 19 maggio 2017 – Nel pomeriggio presso la Libreria Flaccavento di Via Mario Rapisardi a Ragusa il giornalista Giuseppe Nativo e l'archeologa Stefania Fornaro hanno presentato il nuovo libro di Salvo Micciché, Scicli: onomastica e toponomastica (Il Giornale di Scicli - Biancavela).

Sono stati evidenziati aggiunte e nuovi capitoli rispetto a "Onomastica di Scicli", il libro pubblicato da Micciché nel 1991 (edizioni Il Giornale di Scicli) e sono state evidenziate le relazioni tra l'onomastica di Scicli e il territorio vasto degli Iblei, in particolare modo con Ragusa e sono stati trattati alcuni toponimi (da Maulli a Mazzareddi) un tempo ricadenti nel Comune di Scicli ed ora in quello di Ragusa. Giuseppe Nativo ha presentato l'opera e intervistato l'autore, Stefania Fornaro ha illustrato le tesi del libro riprese anche dagli archeologi Elio e Pietro Militello. Salvo Micciché ha citato l'opera di Paolo Militello e Paolo Nifosì, in relazione alla storiografia locale ed ha spiegato alcuni riferimenti onomastici anche in relazione all'araldica e all'etimologia.

Un attento pubblico (tra gli altri, la scrittrice Marinella Tumino, l'archeologo Giovanni Di Stefano, lo scrittore e critico Federico Guastella, il giornalista Saro Distefano, la giornalista Giovannella Galliano...) ha posto poi domande all'autore, in una piacevole serata culturale.

L'Autore ha voluto ringraziare la Libreria Flaccavento per l'ospitalità e la TV Canale 74 per l'intervista di Lucia Nativo.

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry