Rubriche
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times
  • Rubrica: Incontro con l`arte

Michele Digrandi: “L’agguato” (1987) e “Campagna iblea” (1997)

L’agguato – Acrilico su cartone telato cm. 25x35 Campagna iblea – Pastello cm. 21,7x16

 

Quello di Digrandi è un mondo univoco, che si ripartisce in due filoni ben individuati: quello introspettivo e quello d’indagine oggettiva. Questi due aspetti della sua arte ritrovano la loro unità nello stile, sempre asciutto, perentorio e lucido.

Da una parte c’è una pittura soggettiva in cui la realtà viene reinventata e liricizzata, dove il reale viene posto in una dimensione di sogno e le forme inusuali comunicano un atteggiamento altamente aggressivo. La sua testimonianza, affastellata da simboli, è il racconto di sogni-incubo, dove i fantasmi dell’inconscio possiedono una freddezza minacciosa. Le figure sono statiche e composite, Interpretate in una visione magica della metafisica. Si hanno, così, figurazioni dalle parvenze umane, teste di cavallo, pesci aggressivi o spaventati, globi che scaturiscono da fenditure, volti allucinati.

L’altro aspetto è quello di un paesaggio particolare, dove, alla prospettiva di alberi, di cielo, di sassi, di rami, fa da contraltare l’immondizia, in primo piano, con sacchetti di plastica, scatole e cartoni. Qui i colori vengono purificati e sollevati in atmosfere in cui non trovano posto i contrasti violenti e ad effetto. Attraverso il segno premonitore dell’espressionismo, si perviene ad un iperrealismo, estremamente attuale, mentre i muri a secco trovano nella morbida accoglienza della vegetazione, la loro preziosità. Si ha, in questo caso, l’assenza dell’uomo dalla realtà, germogliata dalla materia viva che crea.

C’è da sempre, un’estrema fedeltà dell’artista alla sua tematica e ad un inequivocabile modulo espressivo, che non scade mai nel manierismo. Pittura senza tecnicismi né sofismi, in cui è sempre presente una certa affabulazione onirica e Digrandi si dimostra pittore fervido, carico d’ispirazione e di trasalimenti, che opera in una visionarietà intensa, anche se frenata dalla volontà di non voler lasciare nulla al caso. L’aver saputo fondere, plasmare, amalgamare la sua visione del mondo, caricandolo di simboli ci conferma il valore dell’artista che, dominando il linguaggio e indirizzandolo verso obiettivi precisi, ne trae una visione di purezza, che si impone per le vibrazioni cromatiche, enucleate a più strutture, evidenziate nelle immagini dei suoi animali (cavalli e pesci, soprattutto), dei suoi umanoidi e degli estatici paesaggi, dove un’ansia metafisica stabilisce un rapporto continuo di luce e di colore.

Il messaggio ecologico, molto discreto, concretizza certe atmosfere irreali, che sembrano sottratte da una plaga lunare. Intanto un pizzico d’ignoto aleggia su un paesaggio, che ha taluni agganci col simbolismo. È, in conclusione, una pittura realista ed iperrealista, compiuta nei particolari, che non è fine a sé stessa e che ha sempre un messaggio da trasmettere, sia metafisico (su un piano onirico) sia sociale ed ecologico.

 

Emanuele Schembari

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.