Sapere

Ragusa, 15 novembre 2018 – Sabato 17 novembre, presso l’auditorium Santa Teresa a Ragusa Ibla, sarà presentato Adelia e la macchina del meteo, il romanzo della giovane scrittrice ragusana Giada Maria Iannizzotto, edito da Opera Incerta.

Diciassette anni, Giada Iannizzotto è una studentessa che frequenta il quarto anno del liceo classico. Ha iniziato a scrivere racconti in terza elementare vincendo il premio Favole in libertà e, coniugando questa passione a quella teatrale, ha fatto parte della compagnia Godot di Ragusa per due anni.

Ragusa, 15 novembre 2018 – Giovedì 15 novembre alle 18 presso la Società operaia di Mutuo Soccorso (Corso Umberto I° n. 157, Modica) sarà presentato il libro di Riccardo Tessarini "STATO DI ABBANDONO - Il racconto di Giuseppe Costanza: uomo di fiducia di Giovanni Falcone", MINERVA Edizioni 2017.

Ospite della presentazione: GIUSEPPE COSTANZA

Interverranno il Sindaco di Modica Ignazio Abbate e la giornalista Giada Drocker

 

L'incontro è aperto al pubblico e pertanto le riprese televisive si potranno effettuare liberamente, tuttavia si ricorda che qualora si desideri intervistare Giuseppe Costanza, ciò sarà possibile prima delle 18:00 su prenotazione

Col patrocinio del Comune di Modica, la Libreria "La Talpa" in occasione del suo venticinquesimo anno di attività organizza in collaborazione con Paesaggio Barocco - Enoteca Cioccolateria "Sotto San Pietro" un ciclo di cinque "Appuntamenti del Giovedì" che si terranno a Modica presso i locali della Società Operaia di Mutuo Soccorso in Corso Umberto I° n. 157. Giuseppe Costanza, Vittoria de Marco Veneziano, Sebastiano Tusa, Vincenzo Jannuzzi e Massimo Cultraro saranno i protagonisti di questo ciclo di appuntamenti che spazieranno tra la cronaca del nostro tempo, le donne che hanno fatto la storia, l'archeologia e le tradizioni siciliane.

L'ospite del primo appuntamento sarà GIUSEPPE COSTANZA, autista ed uomo di fiducia di Giovanni Falcone dal 1984 a quel tragico pomeriggio del 23 maggio 1992 a Capaci che costò la vita allo stesso giudice, alla moglie Francesca Morvillo e ai tre agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Giuseppe Costanza viaggiava a bordo della FIAT Croma bianca in quel momento guidata da Falcone e sopravvisse miracolosamente. La sua testimonianza è stata raccolta da Riccardo Tessarini nel libro biografico edito da Minerva "STATO DI ABBANDONO - Il racconto di Giuseppe Costanza: uomo di fiducia di Giovanni Falcone", i cui proventi saranno devoluti in beneficenza.

Finalista del "Premio Letterario Giornalistico Piersanti Mattarella" che verrà assegnato il prossimo 24 novembre a Palermo, l'opera narra dei momenti di vita vissuta accanto a Giovanni Falcone affrontando la paura a viso aperto e del dramma personale sofferto dopo l'attentato in quanto dipendente civile del Ministero della Giustizia: da "uomo scomodo", Costanza non solo non si è visto riconoscere il ruolo di servitore dello Stato impegnato sul fronte della lotta per la legalità a rischio della propria vita, ma a lungo ha dovuto subire anche l'indifferenza e le umiliazioni della burocrazia, delle istituzioni e dei media, come se l'essere sopravvissuto non facesse di lui una vittima ma addirittura un colpevole, mentre non mancava chi approfittava del crescente e positivo sentimento antimafia solo per farne un palcoscenico da sfruttare. Il racconto delle tante contraddizioni ed ipocrisie sullo sfondo del periodo forse più drammatico nella storia della Repubblica, i cui contorni ancora oggi appaiono poco chiari, alcune verità persino fuorvianti: Giuseppe Costanza esprimerà il suo punto di vista in merito da uomo scelto direttamente da Giovanni Falcone del quale condivise gli ultimi otto anni di vita ed oggi impegnato a mantenerne viva la memoria quale esempio per le nuove generazioni.

 

Daniele Pavone

 

Alcune interviste rilasciate da Giuseppe Costanza:

https://www.youtube.com/watch?v=3iWH8mzGtKM

https://www.youtube.com/watch?v=BotL60bVyo4

https://www.youtube.com/watch?v=tQ4ShSuXO3A

 

Ragusa, al Centro studi Feliciano Rossitto si presenta il libro di Michele Giardina “Mal di mare” 

Giovedì 15 novembre 2018, alle ore 18.00, nell’Auditorium del Centro Studi “Feliciano Rossitto” (Via Ettore Majorana, 5 – Ragusa) sarà presentato il libro del giornalista Michele Giardina, “Mal di mare” (Armando Siciliano Editore, 2017, pp. 152). Introduce il professor Gino Carbonaro. È previsto l’intervento del dott. Salvatore Burrafato (presidente Unitre di Ragusa).

La presentazione è affidata a Giuseppe Barone (prof. ordinario di Storia contemporanea Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Catania) e Grazia Dormiente (antropologa, poetessa, scrittrice).

La lettura di alcuni brani dal libro è curata dall’attore teatrale Miko Magistro. Concluderà la serata l’autore. 

Il volume tratta argomenti di grande e dolorosa attualità riguardanti il fenomeno della immigrazione di centinaia di migliaia di persone in fuga soprattutto dall’Africa subsahariana verso le nostre coste, con particolare riferimento alla problematica che ruota attorno alle navi delle Organizzazioni non governative.

L’autore, dopo avere trattato l’argomento da cronista in occasione dei vari sbarchi avvenuti nel tempo al porto di Pozzallo, affronta la questione nella sua qualità di scrittore riuscendo a suscitare un grande interesse per la puntuale chiarezza con cui si pone in quel dibattito che continua ad alimentare la cronaca dei nostri giorni. 

Giuseppe Nativo

  • Autore: Rocco Agnone

Ragusa, 20 ottobre 2019 – Giovedì 25 ottobre 2018 alle ore 17.30 presso il Centro Studi “Feliciano Rossitto” (Via Ettore Majorana 5, Ragusa) il prof. Giuseppe Tumino (già docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Classico Umberto I di Ragusa) presenterà il libro di Rocco Agnone, “La ricerca della felicità”. È previsto l’intervento di mons. Paolo Urso (vescovo emerito di Ragusa).

Concluderà l’autore.

“La ricerca della felicità”, tema e titolo del saggio di Rocco Agnone, si inserisce in un dibattito antichissimo e molto complesso, tra i più cari alla filosofia antica e all’esigenza dell’uomo contemporaneo. L’obiettivo dell’autore non è quello di individuare un bene che possa identificarsi con la felicità, ma quello di inquadrare l’aspirazione ad essa nell’universo dei significati dell’uomo. 

Giuseppe Nativo

 

  • Autore: Giuseppe Digiacomo
  • Editore: Salarchi Immagini

La recente fatica letteraria di Pippo Digiacomo sarà presentata il 18 ottobre

 

Ragusa, 10 settembre 2018 – Giovedì 18 ottobre 2018, alle ore 17:30, presso il Centro Studi “Feliciano Rossitto” (Via Ettore Majorana 5, Ragusa), il critico letterario Carmelo Arezzo presenterà il libro di Giuseppe Digiacomo, Pettine bello (Salarchi Immagini). 

Sarà presente l’autore che leggerà alcuni brani del libro.

 

È un itinerario narrativo nella Comiso degli anni ’70 del secolo scorso. 

Sono tanti e variegati i personaggi che si muovono nel divertente impianto narrativo. «Fanno parte della mia giovinezza – dice l’autore – e mi hanno accompagnato fino all’età più matura. Sono stati un po’ i protagonisti della mia vita. Irrompono in uno scenario di città teatro in una giornata del 1976 vissuta da un giovanotto appena maturato. Raccoglierli e farne un libro è stata un’operazione iniziata qualche anno fa e che mi ha consentito di ripercorrere una vicenda personale con un tono ironico».

 

Giuseppe Nativo

 

 

Giuseppe (Pippo) Digiacomo

Uomo politico molto conosciuto, specie nella sua Comiso, nel 1980 pubblica Alchimie per vivere con Sciascia e, con lo stesso editore, nel 1985 Il giorno fariseo, nel 1991 Balena bianca, nel 1993 l’instant book Io non sono il boss. Nel 2007 pubblica la raccolta di poesia Canti di guerra e divine inconcludenze e nel 2009 il pamphlet Come abbiamo fatto a fare l’Aeroporto di Comiso.

  • Autore: Salvo Micciché e Stefania Fornaro
  • Editore: Carocci Editore

Il Giornale di Scicli (n. 13 del 30 settembre 2018) ha pubblicato alle pp. 6 e 7 la recensione (“La storia di Scicli in un libro”), a firma di Concetta Ferma, della conferenza di presentazione del libro di Salvo Micciché e Stefania Fornaro, Scicli. Storia, cultura e religione (secc. V-XVI), Carocci Editore (2018, pp. 404).

Invitando i lettori a leggere la recensione nelle pagine dello storico quindicinale di Scicli, ne riportiamo qui una rielaborazione.

 

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Alla Croce un bel pomeriggio per parlare della storia di Scicli, con il nuovo libro di Carocci

 

«È stata una bella serata per la presentazione del libro di Salvo Micciché e di Stefania Fornaro “Scicli, storia cultura e religione (secc. V-XVI)”, Carocci Editore. Un corposo lavoro che mette ordine nella storiografia sulla città sviluppando cronologicamente dal V al XVI secolo. Una appassionata analisi di notizie sulla città dal Medioevo al Tardo Rinascimento. Bella serata per i contributi di studiosi giovani e meno giovani. Un libro, quello edito da Carocci, molto utile per quanti vogliono conoscere Scicli. Complimenti ai due autori», ha detto il prof. Paolo Nifosì, storico dell’arte, uno dei relatori del convegno che il Polo Regionale di Ragusa per i Siti Culturali (diretto dall’archeologo prof. Giovanni Di Stefano) ha organizzato, in collaborazione con il Comune di Scicli e Il Giornale di Scicli, per presentare il nuovo libro dedicato alla storia medievale di Scicli.

Con gli autori, lo scrittore Salvo Micciché e l’archeologa Stefania Fornaro, erano presenti gli studiosi che hanno presentato contributi nel libro (la numismatica Stefania Santangelo, il pubblicista Giuseppe Nativo e lo storico don Ignazio La China), il prof. Giuseppe Pitrolo (autore della Prefazione) e un folto gruppo di relatori: la prof. Salvina Fiorilla (medievista e archeologa), la dr. Anna Maria Sammito (archeologa della Soprintendenza di Ragusa), il prof. Paolo Nifosì (storico dell’arte, scrittore), Franco Causarano (direttore de Il Giornale di Scicli); hanno inviato saluti tre relatori che per ragioni istituzionali non hanno potuto essere presenti: prof. Pietro Militello (archeologo, Università di Catania), dr. Angela Maria Manenti (archeologa, Museo Paolo Orsi Siracusa) e il Soprintendente BBCC di Ragusa, arch. Calogero Rizzuto. Con loro e il prof. Giovanni Di Stefano, direttore del Polo Museale, anche il sindaco di Scicli, prof. Enzo Giannone (preside e storico).

Di Stefano, che in più volumi e ricerche si è occupato ampiamente di Scicli, ha sapientemente coordinato gli interventi e, dal canto suo (dopo l’inziale introduzione del prof. Enzo Giannone, sindaco della città di Scicli), ha presentato gli spunti principali del volume che si pone «una svolta tendente al riordino della storiografia su Scicli – ha detto –, come un punto di partenza per riscoprire la storia medievale della città e non a caso il luogo scelto per la presentazione, il Convento della Croce, è stato scelto come simbolo». «Questo volume, presentato qui al convento della Croce nell’ambito delle Giornate Europee del Patrimonio – ha continuato Di Stefano – ha un valore aggiunto in quanto rappresenta uno sforzo notevole che vuole imporre con forza lo studio e la rilettura della storia di Scicli… Il lavoro degli autori rimette ordine ad una storiografia di Scicli in gran parte legata al Carioti, una storiografia ora finalmente riordinata della Scicli medievale». Di Stefano ha poi evidenziato gli approfondimenti del volume, da parte degli studiosi che hanno collaborato con gli autori nel volume. Autori e studiosi che hanno cercato di dare nuove chiavi di lettura a problemi importanti nella storia di Scicli: il problema dell’abitato (dal colle al piano, ad es.) e il problema dell’incastellamento, ma anche il problema della presenza araba, come accennato.

Uno dei principali obiettivi degli autori, come ha sottolineato l’archeologa Anna Maria Sammito, era la collazione delle tante fonti sparse in vari libri importanti, da quelli degli eruditi del Sette e Ottocento (Carioti, Pacetto, Spadaro…) a quelle degli storici moderni (da Santiapichi e Cataudella a Barone, La China, Nifosì, Militello, ecc…), collazione che potrà servire agli studiosi che proprio in questi anni stanno riproponendo una rilettura della storia e dell’archeologia di Scicli (si pensi in primis ai nuovi scavi e studi sul Castello). Altro obiettivo era sfatare alcuni “miti” presi per buoni da alcuni scrittori ma poco credibili (spesso del tutto infondati), come la presenza di templi greci nel passato archeologico di Scicli (presunti templi di Cerere o “Bacco Milicio”), Casmene (che non è Scicli, come avrebbe voluto Perello) o l’operatività di una presunta “Zecca di Scicli” che la dr. Stefania Santangelo ha dimostrato (come già altri scrittori) essere inesistente, dovuta solo ad una errata lettura, da parti degli eruditi di monete con punzoni “SCL”, letti “patriotticamente” come “Scicli” mentre in effetti era solo la sigla di “Sicilia” a dimostrazione che trattavasi delle zecche di Catania e Siracusa.

Altra parte importante, come sottolineava Di Stefano, è un capitolo sulla toponomastica e l’onomastica, perché è chiaro che bisogna studiare anche i toponimi per capire la vera storia di un luogo, ad es. v’è un’aporia tra le quasi nulle fonti materiali sugli Arabi da un canto e dall’altro la statisticamente rilevante presenza di toponimi e cognomi direttamente collegabili alla lingua araba; Franco Causarano, tra l’altro, ricordava anche l’elencazione del libro di decine di personaggi di cui gli autori hanno voluto evidenziare la presenza perché la storia la fanno gli uomini, le cose e i luoghi, non solo le classi dirigenti e i “condottieri”. La storia di Scicli, dopo il periodo bizantino, arabo e arabo-normanno si compenetra con quella della Contea di Modica, di cui Scicli era parte importante, e in quel contesto gli archivi consentono, se pure in modo frammentario, di ricostruire storie di uomini, siano essi giurati, chierici (nel libro l’accento si pone molto sugli ordini mendicanti, per esempio), conti, capimastri e popolani i cui nomi, per varie ragioni, sono stati tramandati dalle fonti.

Paolo Nifosì ha evidenziato anche la necessità, in questo contesto, di una sempre pressante tutela del patrimonio monumentale e bibliografico, di quanto ancora rimane, sopravvissuto al terremoto del 1693, perché non è pensabile che la storia di Scicli da valorizzare sia solo quella post-terremoto e moderna. Enti pubblici e soprintendenze si debbono imporre per tutelare chiese, monumenti, palazzi simbolo della storia medievale di Scicli, si pensi allo stesso complesso monumentale della Croce, ma anche al palazzo Terranova - Cannariati, al convento di Sant’Antonino che recentemente sta avendo ulteriori crolli… Nifosì ha quindi messo in luce la rigorosa cronologia che gli autori hanno seguito nella parte storica del volume, anno per anno (ove vi sono notizie e fonti) per presentare al lettore evoluzione e cadute della città, crescita e involuzione, cambiamenti demografici, ecc…

Ignazio La China ha accennato anche a San Guglielmo (se ne parla nel libro) con l’importante rilettura fatta nei suoi due più recenti libri, il beato dalla cui storia la città non può (e non deve) prescindere, ma soprattutto anche all’opera di Giovanni Murifet, che proprio alla Croce operò e che andrebbe studiato ancora meglio. Stefania Santangelo ha illustrato i suoi interventi nel libro riguardo alla numismatica, e Giuseppe Nativo ha accennato ai suoi approfondimenti sulla presenza ebraica a Scicli fino al 1492, anno della diaspora anche in città (nel libro si cerca di dare anche risposte alla storia e ai toponimi relativi agli Ebrei nel territorio: da Bysmek a Sarliachim e delle contrade in cui doveva essere presente una “aliama” giudaica). Nativo ha poi accennato al suo studio sul terremoto del 1542, che con quello del 1169 fu altrettanto esiziale come quello del 1693 e contribuì ancora una volta a cambiare il volto della città.

Il libro, ha evidenziato la prof. Salvina Fiorilla, pone anche degli interrogativi cui vanno date risposte certe, oltre al riordino delle fonti, anche una loro puntuale critica e un discrimine per valorizzare le parti più importanti ed utili rispetto a certa tradizione data per scontata, ma che non lo è affatto.  A questi interrogativi va data quanto prima una risposta anche con nuovi studi e un rinnovato fervore medievista, se così si può dire, e gli autori hanno come obiettivo proprio questo: invitare i giovani studiosi a proporre altre ricerche partendo proprio dal volume e da questi interrogativi, perché si tratta di un libro da cui partire, non un testo che si pone come “definitivo”. Fiorilla e Sammito hanno messo in rapporto questi studi con il lavoro che si sta facendo al Castello, con l’apporto di due archeologi polacchi: nuovi scavi, nuovi materiali, nuove catalogazioni da fare che potranno confermare o smentire le fonti tramandate e di cui il libro si occupa approfonditamente.

Pitrolo ha fatto un breve excursus della storiografia che si è occupata di Scicli, da Mariano Perello “primo storico di Scicli” in poi ed ha evidenziato quegli aspetti che a suo modo di vedere sono le linee guide del libro.

Anna Maria Sammito ha posto in rilievo anche l’importanza della stessa collazione delle fonti, che può sembrare banale, ma che è invece molto utile agli archeologi i quali possono partire dal libro, usandolo come manuale.

Dopo gli interventi degli autori (Micciché e Fornaro), il sindaco di Scicli ha chiuso il convegno evidenziando, tra l’altro, che «è un libro interessante perché riesce a riportare le lancette dell’orologio molto indietro nel tempo, addirittura all’alto Medioevo e fornisce un livello scientifico alto fornendo informazioni che non avevamo o non erano state considerate a sufficienza».

Di Stefano e Pitrolo hanno anche fatto notare la presenza nel volume di due corposi indici analitici e di una estesa bibliografia, nonché le tantissime note che arricchiscono il volume.

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