Sapere

  • Argomento: Cultura popolare

Terra Matta, di Vincenzo Rabito: «Tanto lettere macare che scrivemmo, non ne arreciviammo, e magari che qualche letra la reciviammo, era tutta scancellata, perché la cenzura, se vedeva che c’era scritto...»

di Federico Guastella

 

Di Terra Matta (Einaudi “Supercoralli”, 2007), il lungo racconto autobiografico di Vincenzo Rabito (Chiaramonte Gulfi 1899 – Ragusa 1981), affascina l’uomo col suo cogente bisogno di impossessarsi del linguaggio scritto per capirsi e capire gli intrecci, le connessioni degli eventi generatori della sua identità: «Questa è la bella vita che ho fatto il sotto scritto Rabito Vincenzo, nato a via Corsica a Chiaramonte Qulfe, d’allora provincia di Siracusa, figlio di fu Salvatore e di Gurriere Salvatrice, chilassa 31 marzo 1899, e per sventura domiciliato in via Tommaso Chiavola».

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  • Argomento: Letteratura

Ragusa conobbe momenti di genuino patriottismo. Lo testimonia un libriccino in cui il prof. Filippo Nicastro, rievocando le nobili gesta del proprio padre nella rivoluzione del 1860, scriveva: «La sera del 16 maggio, mentre la musica di Verdi, grande ispiratrice d’idee liberali, animava il nostro teatro, Luciano Nicastro – mio padre di cara e venerata memoria – forte nei migliori destini nella patria scese in piazza con pochi aderenti e in mezzo agli evviva e ai battimani degli astanti, ai quali si unì il pubblico accorso dallo spettacolo, inalberò nel nostro San Giovanni il sacro vessillo dell’insurrezione, che l’alba dell’Ascensione, tra il suono delle campane e un gran popolo plaudente, vide sventolare bello dei tre colori e dell’epigrafe “Viva Vittorio Emanuele, Viva l’Annessione e i Fratelli Italiani».

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Un'analisi dell'opera del poeta ragusano Vann'Antò (Giovanni Di Giacomo). Il futurismo e un'anima pacifista...

di Federico Guastella

 

Futurista di breve corso Giovanni Antonio Di Giacomo (Ragusa 1891 – Messina 1960), che si faceva chiamare Vann’Antò come ad evocare il suono delle campane proveniente alla sua abitazione dalla chiesa di San Giovanni Battista.

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  • Argomento: Storia

La storia di Giovanni Ottaviano, amministratore ragusano al tempo di Giolitti, fermamente convinto dei benefici del Progresso

di Federico Guastella

 

Nel volume “Fermenti democratici nelle due Raguse in età giolittiana” (Biblioteca della Società di storia patria. Monografie storiche, Lidostama Idonea, Catania 1995, con prefazione di Giuseppe Giarrizzo), Giovanni Ottaviano presenta le gesta del nonno recante il suo stesso nome. Sulla base di una ricca documentazione riportata nei diversi capitoli del libro (lettere, bozze di articoli, giornali, manifesti, ordini del giorno del Consiglio comunale, tra cui quello del 1912 riguardante la ferrovia Ragusa – Santa Croce Camerina – Mazzarelli), il percorso mostra l’impegno politico-amministrativo di un uomo che, interprete dei bisogni popolari, agiva per migliorare i servizi pubblici.

Siamo nell’età giolittiana, cioè nel periodo che ha inizio col 1901 e termina col 1914, segnando un passaggio nella storia dello Stato italiano: cioè la conclusione del sistema liberale. Ed egli apparteneva alle forze che puntavano su una democrazia meridionale di contro a quelle, guidate da Giolitti, fautrici del blocco protezionistico industriale operaio.

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  • Argomento: Poesia

Una mini storia del Caffè Letterario Quasimodo, una presenza costante nel panorama culturale di Modica: 15 anni compiuti e tanti altri a venire...

di Giuseppe Nativo e Salvo Micciché

 

Modica, 5 gennaio 2022 — C’è una presenza costante nella cultura iblea, e non solo modicana, da 15 anni: è l’attività del Caffè Letterario Quasimodo, fondato e presieduto dal dinamico prof. Domenico Pisana, poeta, critico letterario, docente di Teologia Morale. Con lui hanno operato ed operano alcuni componenti di un gruppo che seleziona eventi culturali, li organizza e propone ad un pubblico sempre numeroso e attento, una platea sempre più vasta.

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  • Argomento: Storia

Vincenzo Consolo, che alla rinascita del Val di Noto ha dedicato l’attenzione di scrittore, con rapide pennellate a fosche tinte ha creato l’atmosfera degli attimi che si vissero il 9 e l’11 gennaio 1693 sulla costa jonica della Sicilia, tra Pachino e Peloro. E dallo spaventoso evento sismico bisognerebbe partire per inquadrare la storia sociale, urbanistica e architettonica della cuspide meridionale dell’Isola.

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Paul Valéry